Il cambiamento climatico potrebbe portare alla fine della civiltà umana?
Nel mondo, più della metà dei giovani temono che l’umanità sarà condannata alla sua fine a causa del cambiamento climatico.1 Si sentono arrabbiati, impotenti e, soprattutto, spaventati nei riguardi di ciò che il futuro ci potrebbe riservare.2
Il cambiamento climatico importa così tanto a così tante persone non solo per la sofferenza e le ingiustizie che sta già causando, ma anche perché è uno dei pochi problemi che è evidente possa influenzare il futuro del nostro pianeta per molte generazioni future. Pensiamo che la salvaguardia delle generazioni future sia una priorità morale fondamentale e che dovrebbe essere una considerazione cruciale quando si sceglie a quali problemi dare la priorità.
Se il cambiamento climatico può portare alla fine della civiltà umana, allora significa che le generazioni future potrebbero non avere la possibilità di esistere – o che potrebbero vivere in un mondo reso peggiore in maniera definitiva. Se è così, allora prevenire il cambiamento climatico e adattarsi ai suoi effetti potrebbe essere più importante che lavorare su quasi qualsiasi altra causa.
Quindi, cosa dice la scienza?
Il sesto report di valutazione del gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico (IPCC) è, a nostro avviso, la risorsa più autorevole ed esauriente sul cambiamento climatico. Il report è chiaro: il cambiamento climatico avrà effetti davvero devastanti. Assisteremo a inondazioni, carestie, incendi e siccità — e le persone più povere saranno quelle più colpite.3
Ma anche cercando di tenere conto delle incognite sconosciute,4nulla nel report dell’IPCC suggerisce che la civiltà umana sarà distrutta.
Questo non significa che la società non dovrebbe fare molto di più per affrontare il cambiamento climatico.
L’impatto del cambiamento climatico sarà comunque significativo – potrebbe destabilizzare la società, distruggere ecosistemi, ridurre milioni di persone in povertà, e aggravare alcune minacce esistenziali come pandemie ingegnerizzate, rischi derivanti dalle IA, o guerre nucleari. Se si vuole concentrare la propria carriera sul cambiamento climatico, consigliamo di leggere alcuni spunti su quali possano essere i migliori modi per aiutare ad affrontarlo.
Quindi sì, il cambiamento climatico è spaventoso. E le persone hanno ragione ad arrabbiarsi perché si fa troppo poco.
Ma non siamo impotenti.
E siamo ben lontani dall’essere condannati.
Riassunto
Il cambiamento climatico avrà un impatto negativo significativo sul mondo. L’impatto sui più poveri e sulla biodiversità del pianeta è particolarmente preoccupante. Considerando il peggior scenario possibile, potrebbe essere un fattore importante di aggravamento di minacce esistenziali come conflitti tra grandi potenze, guerre nucleari o pandemie. Ma siccome le potenziali conseguenze peggiori sembrano derivare da queste altre minacce, e questi altri rischi sembrano maggiori e più trascurati, pensiamo che la maggior parte dei lettori possono avere un impatto maggiore lavorando direttamente a uno di questi altri rischi.
Pensiamo che la propria impronta carbonica personale sia molto meno importante del lavoro che si fa, e che alcuni modi per combattere il cambiamento climatico siano molto più efficaci di altri. In particolare, si potrebbe usare la propria carriera per aiutare a sviluppare tecnologie o per spingere verso politiche in grado di ridurre le nostre attuali emissioni, oppure ricercare tecnologie in grado di rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera in futuro.
La nostra opinione generale
Raccomandazioni generali
Ci farebbe piacere se ci fosse più gente impegnata a risolvere questo problema, ma — considerata la nostra visione generale del mondo — a parità di condizioni ci farebbe ancora più piacere se le persone si occupassero di uno dei nostri settori di problematiche ad alta priorità.
Portata
Pensiamo che, nell’ambito del cambiamento climatico, impegnarci a ridurre materialmente la probabilità del peggiore scenario possibile porterebbe a un considerevole impatto positivo. Tuttavia, le probabilità che il cambiamento climatico porti direttamente all’estinzione umana sembrano centinaia di volte inferiori rispetto a quelle di altri rischi, come quello di una pandemia catastrofica. Ne risulta che, se il cambiamento climatico avrà effetti catastrofici e potenzialmente a lungo termine sulla civiltà umana, questo avverrà probabilmente attraverso l’aggravamento di altri problemi, come per esempio i conflitti tra grandi potenze. Questo rischio indiretto porta la pericolosità del cambiamento climatico più vicina a quella di altri rischi di estinzione, anche se sembrerebbe comunque che come causa di estinzione sia almeno 10 volte meno probabile rispetto a una guerra nucleare o a una pandemia. La nostra opinione è che più persone dovrebbero considerare seriamente di dedicarsi direttamente a quei problemi.
Trascuratezza
Globalmente, il cambiamento climatico è molto meno trascurato di altre problematiche che riteniamo prioritarie. La spesa attuale è probabilmente di più di 640 miliardi di dollari l’anno. La lotta al cambiamento climatico ha anche ricevuto importanti finanziamenti per anni, e ciò comporta che si è già fatto molto lavoro ad alto impatto. Sembra sensato, inoltre, che man mano che il cambiamento climatico diventerà più grave otterrà ancora più attenzione, permettendo così di agire maggiormente per arginare i suoi effetti peggiori. Tuttavia, probabilmente ci sono anche aree specifiche che non ricevono l’attenzione che meritano.
Risolvibilità
Il cambiamento climatico sembra essere più risolvibile di molti altri rischi di catastrofe globale, grazie al fatto che c’è un parametro chiaro per misurare il nostro successo (ovvero la quantità di gas serra emessi), e anche per la molta esperienza su cose che già funzionano — per questo ci sono dati concreti su come procedere. Ciò detto, affrontare il cambiamento climatico comporta un difficoltoso coordinamento globale, e questo lo rende più difficile da risolvere.
Profondità del profilo
Profondità media
Questo è uno dei molti profili che abbiamo stilato per aiutare le persone a trovare i problemi più urgenti che potrebbero risolvere tramite le loro carriere. Clicca qui per saperne di più su come confrontiamo problemi differenti, qui per vedere come cerchiamo di dar loro un punteggio numerico, e qui per vedere questo problema in proporzione agli altri considerati finora.
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È possibile che un cambiamento climatico estremo porti all’estinzione umana?
Verranno ora passati in rassegna i tre modi più comuni in cui, secondo alcuni, il cambiamento climatico potrebbe portare direttamente all’estinzione umana: le alte temperature, l’aumento del livello dei mari e le difficoltà agricole.
I peggiori scenari possibili per quel che riguarda il cambiamento climatico sembrano molto gravi in termini di vite perse o rovinate. Ci concentreremo sull’estinzione perché, per cause discusse qui, pensiamo che ridurre le minacce esistenziali dovrebbe essere tra le maggiori priorità dell’umanità – in parte a causa della loro significatività per tutte le generazioni future.
Per farla breve, la maggior parte degli scienziati pensa che sia quasi impossibile che il cambiamento climatico possa portare direttamente all’estinzione umana.
Parlando di questo argomento generalmente cupo e angosciante, questa è una buona notizia che non sempre le persone considerano.
Ciò detto, non si dovrebbe per questo stare tranquilli a riguardo del cambiamento climatico — non solo comporta gravi pericoli al di là di quello dell’estinzione, ma pensiamo anche che il cambiamento climatico aumenti indirettamente il rischio di estinzione attraverso l’aggravarsi di altre minacce, che tratteremo nella prossima sezione.
Quali temperature si potrebbero raggiungere?
Maggiori saranno le temperature raggiunte, peggiori ci aspettiamo saranno gli effetti del cambiamento climatico.
Pertanto, per capire se il cambiamento climatico può essere causa diretta di estinzione, si deve valutare quanto ci si può aspettare che la temperatura aumenti. Per fare questa valutazione, si deve prima di tutto avere un’idea della quantità di gas serra che verrà emessa, e quanto questi faranno aumentare la temperatura. Analizzeremo questi punti uno per volta.
Qual è la quantità di gas serra che potrebbe essere emessa?
Il Sesto Report di Valutazione dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha considerato molti possibili scenari, tra cui:
Il mondo riesce a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi della COP-21, ovvero di limitare il surriscaldamento a 1,5°C. (SSP1-1.9)
Il mondo riesce a prendere misure sufficienti a limitare il surriscaldamento a 2°C. (SSP1-2.6)
Alcune delle politiche attuali vengono modificate, comportando un aumento del surriscaldamento. Questo potrebbe accadere, per esempio, se i paesi competessero l’uno con l’altro per avere la maggiore crescita. (SSP3-7.0)
Ci sono cambiamenti di politiche significativi. Il mondo decide di utilizzare i combustibili fossili per portare a una crescita rapida, anche se questi sono più costosi delle energie rinnovabili. (SSP5-8.5)
Questi sono gli scenari più plausibili. Ma se si valutasse invece il peggior scenario possibile? Se si decidesse di bruciare letteralmente tutto il combustibile fossile di questo pianeta?
L’IPCC stima che ci siano 18.635 gigatonnellate di carbonio nei depositi di combustibile fossile della Terra.5
Fortunatamente, i metodi di estrazione del combustibile fossile non permettono di estrarre per intero tutto il combustibile presente nel deposito — soprattutto per quel che riguarda il carbone. Quindi la domanda non è tanto “quanto combustibile fossile c’è”, ma piuttosto “quanto combustibile fossile è effettivamente estraibile” con le tecnologie future.
La stima maggiore che abbiamo trovato è di 2.860 gigatonnellate di carbonio da combustibili fossili estratti.6
Rilasciare 3.000 gigatonnellate di carbonio porterebbe la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera a 2.000 parti per milione (per fare un paragone, i livelli pre-rivoluzione industriale erano di 278 parti per milione, e le concentrazioni attuali sono di 415 parti per milione).7
Di quanto si alzerebbero le temperature?
Il surriscaldamento causato dall’emissione di gas serra avverrà nei decenni e secoli che seguiranno le emissioni, ed è causato dalla quantità totale di carbonio emesso.
Ma prevedere nei fatti quale sarà il surriscaldamento totale causato da una data quantità di gas serra è difficile, perché si instaurano dei cicli di retroazione.
Ecco un esempio di un possibile ciclo di retroazione: quando si riscalda un metallo a sufficienza, questo diventa incandescente (emette radiazione rossa). Ciò che è a temperature più basse emette radiazioni infrarosse — ecco perché si possono vedere le persone al buio tramite fotocamere a infrarossi. Più qualcosa diventa caldo, più energia rilascia tramite queste radiazioni (note come radiazione del corpo nero). Quindi man mano che la temperatura della Terra aumenterà, maggiore sarà la radiazione infrarossa che verrà rimandata nello spazio. Questo riduce l’effetto delle emissioni sulla temperatura globale.
Ma ci sono anche circoli viziosi che potrebbero peggiorare le cose, che verranno descritti in questo articolo. Nel peggiore dei casi, questi si associano a soglie critiche per le quali, una volta che si è liberato un certo quantitativo di gas serra, vengono innescati alcuni circoli viziosi che portano a un incremento della temperatura permanente e molto significativo.
L’effetto serra incontrollato
Teoricamente, si potrebbe assistere a un aumento estremo delle temperature attraverso un effetto serra incontrollato.
Sappiamo che è possibile perché sembra che sia già accaduto in precedenza: su Venere. Poco dopo la sua formazione, Venere potrebbe essere stata un pianeta abitabile, con un vasto oceano d’acqua. Ma Venere si è formata più vicina al Sole rispetto alla Terra, e questo lieve incremento della temperatura ha portato a una graduale evaporazione del suo oceano. Il vapore acqueo è un gas serra, quindi ha portato a un ulteriore surriscaldamento, e così ad altra evaporazione, fino a che Venere è passata dall’essere un pianeta abitabile a essere un pianeta la cui temperatura in superficie raggiunge i 462°C (864°F), una temperatura sufficiente a fondere il piombo.
Fortunatamente, la maggior parte dei modelli suggerisce che non è possibile, nemmeno in linea teorica, che le emissioni di anidride carbonica antropogeniche possano raggiungere livelli sufficientemente alti da innescare un effetto serra incontrollato paragonabile a quello di Venere.8
E anche se alla fine si perdessero tutti i nostri oceani tramite l’evaporazione, questo processo richiederebbe centinaia di milioni di anni. Quindi saremmo molto probabilmente in grado di arrestare questo processo o di trovare altri modi per sopravvivere (se non veniamo uccisi da qualcos’altro nel frattempo).
Effetto delle nubi sulla temperatura
Uno studio ha rilevato che se le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera raggiungono all’incirca le 1.300 parti per milione (cosa purtroppo plausibile nei peggiori scenari), le nubi che danno ombra a vaste zone degli oceani e che riflettono la luce nuovamente verso lo spazio potrebbero dissolversi.
L’idrato di metano-II è una sostanza che consiste in metano all’interno di un cristallo di molecole di acqua solida — in sostanza ghiaccio con intrappolato del metano all’interno. Ci sono grandi quantità di idrati di metano sotto i fondali oceanici.
Se gli oceani si surriscaldano, potrebbero sciogliere questi idrati, rilasciando ulteriore metano nell’atmosfera.
Il Sesto Report di Valutazione dell’IPCC stima che ci sia l’equivalente di 1.500–2.000 gigatonnellate di anidride carbonica intrappolate all’interno degli idrati di metano (all’incirca il doppio delle nostre emissioni fino a oggi). Ad ogni modo, ritengono anche che qualsiasi rilascio di idrati avverrà nel giro di secoli o di millenni, e questo ci darà più tempo per adattarci a qualsiasi cambiamento.
Quindi l’IPCC reputa che sia improbabile che le emissioni degli idrati causino un surriscaldamento sostanziale nei prossimi secoli.9
La ricerca sugli idrati di metano sembra poco sviluppata, quindi ci sono ancora molte incognite — e questo contribuisce all’incertezza generale sulla stima dell’aumento delle temperature.
Lo scioglimento del permafrost
Nell’Artico e in altre zone fredde della Terra ci sono strati permanentemente ghiacciati. L’IPCC stima che ci siano 1.460–1.600 gigatonnellate di anidride carbonica (o altri gas serra in quantità equivalenti) intrappolate nel permafrost.10
Parte del permafrost si sta già sciogliendo, liberando gas serra.
Un repentino scioglimento del permafrost potrebbe portare alla liberazione immediata di fino alla metà dei gas serra intrappolati, mentre la parte rimanente sarebbe rilasciata più gradualmente nel giro di decenni.
Il report dell’IPCC sostiene che per ogni 1ºC di surriscaldamento le emissioni dovute allo scioglimento del permafrost aumenteranno di 18 gigatonnellate di anidride carbonica (intervallo del 5%-95% da 3 a 42 gigatonnellate). Considerando gli estremi superiori dei modelli, si potrebbe ottenere il rilascio di 600 gigatonnellate di anidride carbonica dal permafrost, con un surriscaldamento del pianeta di circa 1°C in più (in aggiunta ai 6ºC già presi in considerazione per le emissioni antropogeniche presupposte in questi scenari).
Per riassumere: qual è l’intervallo di possibile incremento di temperatura dovuto al cambiamento climatico?
Considerato un quantitativo di emissioni di gas serra, si deve essere in grado di sapere che temperature si possono raggiungere.11
È evidente che c’è un incremento minimo di temperatura possibile; è pressoché certo che le temperature aumenteranno. 12
Il Sesto Report di Valutazione dà delle stime su quanto le temperature possano aumentare in ciascuno scenario che abbiamo precedentemente esaminato (che vanno dal rispetto dei termini dell’Accordo di Parigi fino a uno scenario di utilizzo estremo di combustibili fossili).
Previsioni dell’IPCC per l’incremento di temperatura entro il 2100, tratte dal Sesto Report di Valutazione. La parte superiore di ogni barra rappresenta la stima della mediana, i baffi mostrano l’intervallo di confidenza al 90%.
Anche se queste stime includono una certa incertezza all’interno della quale i circoli viziosi sono possibili (più informazioni in seguito), gli intervalli di confidenza mostrati sono del 90%. Ciò significa che c’è all’incirca un 10% di possibilità che i cambiamenti di temperatura in ciascun scenario siano più elevati della parte più alta del baffo, o minori rispetto alla parte più bassa del baffo inferiore (i baffi rappresentano gli intervalli di confidenza).
Considerando uno scenario ancora peggiore rispetto a quello più grave presentato dall’IPCC, ovvero quello in cui tutti i combustibili fossili utilizzabili vengono bruciati, c’è una possibilità su 6 di assistere a un surriscaldamento maggiore di 9°C entro il 2100.13 E sembrerebbe che ci sia una possibilità remota, ma reale, che il surriscaldamento possa essere sufficiente a innescare il peggiore effetto per la modificazione delle nubi.
Tutto considerato, questo porterebbe a un surriscaldamento di circa 13°C rispetto alle temperature pre-industriali. Si raggiungerebbe questo surriscaldamento nel giro di anni o decenni dopo aver innescato il punto di non ritorno per l’effetto sulle nubi — e ci potrebbe poi essere un surriscaldamento aggiuntivo nei secoli e millenni a seguire. Questo surriscaldamento di 13°C potrebbe essere un disastro umanitario senza precedenti.
Per quel che ne sappiamo, raggiungere un surriscaldamento di 13°C è molto improbabile, ed è grossomodo la massima temperatura che i nostri modelli suggeriscono si possa raggiungere in tempistiche ravvicinate che potrebbero non permetterci di adattarci.14
Ora verranno esaminate in particolar modo le possibilità che questo surriscaldamento possa determinare in maniera diretta l’estinzione umana—tramite il semplice stress fisico dato dal calore, l’innalzamento del livello dei mari, o tramite il collasso dell’agricoltura.
È possibile che il cambiamento climatico renda la Terra troppo calda per la sopravvivenza umana?
Nei giorni più caldi e umidi, non appena si mette piede fuori casa ci si sente come se qualcuno ci tenesse premuto un asciugamano caldo e umido, come quello che a volte danno sugli aeroplani, su tutta la testa. Porto gli occhiali, e si annebbiano immediatamente. Si suda subito. Le persone evitano di uscire in tutti i modi possibili. In estate, i miei amici e io diventiamo animali notturni per poter sopravvivere al caldo.
- John Hagner, a proposito della vita a Dharan, Arabia Saudita (uno dei luoghi abitati più caldi al mondo)
Se le temperature aumentano abbastanza, diventa troppo caldo per permettere la sopravvivenza umana per più di qualche ora — anche all’ombra. Nei luoghi molto umidi, come ai tropici, è più difficile riuscire a raffreddarsi tramite il sudore, quindi l’effetto del caldo è addirittura peggiore.
Questo potrebbe rendere una parte significativa del pianeta inabitabile (per lo meno all’esterno, o senza aria condizionata) per gran parte dell’anno. Questa mappa mostra in varie regioni della Terra il numero di giorni l’anno in cui la temperatura in superficie supererebbe i 35°C (95°F), se avessimo un surriscaldamento di circa 7°C. Questa mappa è utile per avere un’idea di quali zone potrebbero diventare troppo calde per la sopravvivenza umana se ci fosse un surriscaldamento maggiore di 7°C.15
Se si raggiungessero i 12°C di surriscaldamento, la maggioranza delle terre attualmente abitate dagli esseri umani diventerebbe troppo calda—almeno qualche giorno l’anno—per permettere la sopravvivenza umana.16 Un aumento di temperatura di 13°C potrebbe rendere i lavori all’aria aperta impossibili per la maggior parte dell’anno nei tropici e per circa metà dell’anno nelle regioni attualmente a clima temperato.
Ma anche con l’effetto negativo sulle nubi, le temperature globali impiegherebbero decenni per raggiungere questo livello e, anche se il peggior scenario possibile porterebbe comunque molta sofferenza e morte, è comunque molto probabile che saremmo in grado di adattarci per evitare l’estinzione (per esempio, costruendo edifici migliori e utilizzando aria condizionata diffusa, oppure costruendo maggiormente nelle parti più fredde della Terra).
In più, è difficile che il surriscaldamento porti direttamente all’estinzione anche in assenza di un nostro adattamento, perché grandi aree della Terra rimarrebbero comunque abitabili, anche considerando un surriscaldamento di 13°C. Dovremmo vivere in una parte molto più piccola del pianeta, ma la civiltà umana sopravviverebbe.
È possibile che le terre emerse sprofondino nel mare?
Il Sesto Report di Valutazione dell’IPCC prevede un innalzamento del livello dei mari di circa 1 metro entro il 2100 se avremo un surriscaldamento di 5°C rispetto ai livelli pre-industriali — nello scenario peggiore, il livello dei mari potrebbe innalzarsi fino a 2 metri.
Le previsioni dell’IPCC riguardo l’innalzamento del livello del mare entro il 2100, tratte dal Sesto Report di Valutazione.
Questa mappa mostra le zone che saranno al di sotto dell’alta marea entro il 2100 ipotizzando un surriscaldamento di 5°C, ipotizzando lo scenario peggiore del 95° percentile (ci sono vari effetti proposti che potrebbero aiutare a ridurre l’innalzamento del livello del mare, e questa mappa parte dal presupposto che questi in gran parte non avverranno).
Stimare un buon modello per l’innalzamento del livello dei mari è difficile, perciò c’è molta incertezza a riguardo di quanto possa essere dannoso. E se si considerano i prossimi secoli, l’innalzamento del livello dei mari potrebbe essere molto maggiore.
Secondo l’IPCC, nel peggior scenario di emissioni considerato (con un surriscaldamento di circa 6°C), “non si può escludere un innalzamento del livello dei mari maggiore di 15 metri [entro il 2300]”.
Non abbiamo trovato un modello per stimare l’innalzamento del livello dei mari in caso di surriscaldamento di 13°C. Come limite superiore, possiamo considerare cosa succederebbe se le calotte polari si sciogliessero completamente. La stima maggiore che abbiamo trovato ipotizza che questo produrrebbe un innalzamento del livello dei mari di circa 80 metri. Cinquanta tra le principali città del mondo verrebbero inondate, ma la netta maggioranza delle terre emerse rimarrebbe al di sopra dell’acqua.
Così come per la sopportazione del caldo, saremmo probabilmente in grado di adattarci a questi cambiamenti, in particolar modo tramite la costruzione di nuove infrastrutture come case o barriere contro le inondazioni. E il fatto che il livello dei mari impiegherà secoli per raggiungere i suoi massimi livelli significa che questo adattamento sarà probabilmente molto più semplice.
È verosimile che un innalzamento del livello dei mari di 1 metro porterebbe, senza adattamento, a produrre circa mezzo miliardo di sfollati. Ma con qualche adattamento (come la costruzione di barriere contro le inondazioni), il numero di sfollati potrebbe essere molto minore: l’IPCC stima che in realtà, per un innalzamento di 2 metri del livello dei mari, si avranno centinaia di migliaia di sfollati. Molti meno di mezzo miliardo.
Sappiamo che questo adattamento è possibile perché abbiamo già visto adattamenti a rapidi aumenti del livello del mare. Tokyo sta sprofondando nell’oceano, e ha già sperimentato nel ventesimo secolo un aumento effettivo di 4 metri del livello del mare.17 Questo aumento è avvenuto con una velocità di circa 40 millimetri all’anno, che è simile a ciò che ci aspetteremmo sulla base delle previsioni dell’IPCC in merito al peggior scenario possibile.
L’aumento del livello dei mari causerà sostanziali sofferenze e sconvolgimenti sociali, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo. Gli adattamenti, inoltre, saranno costosi — l’IPCC prevede che, con un surriscaldamento globale di 4–5°C, si spenderebbe più dell’1% del PIL per l’adattamento alle inondazioni.
Ma, così come per la sopravvivenza al caldo, anche l’innalzamento del livello dei mari non costituisce un rischio di estinzione.
È possibile che il cambiamento climatico distrugga l’agricoltura globale?
Lo Special Report on Climate Change and Land dell’IPCC stima che centinaia di milioni di persone in più rispetto a oggi saranno a rischio di soffrire la fame entro il 2050 a causa del cambiamento climatico.
Oltre agli eventi estremi come uragani e siccità che sconvolgerebbero l’agricoltura, ci si aspettano anche cambiamenti di temperatura, di precipitazioni, e altre modificazioni meteorologiche in grado di minare significativamente la nostra capacità di coltivare.
Con un surriscaldamento più estremo, le alte temperature avranno un effetto diretto sull’agricoltura.
Temperatura massima media per la fogliazione, la crescita dei germogli, la crescita delle radici, e la letalità per riso, grano e mais. Fonte: Sanchez et al., 2013
Le reazioni chimiche di cui le piante necessitano per sopravvivere (inclusa la fotosintesi e la respirazione) non possono avvenire se le temperature sono troppo elevate.
Di conseguenza, un surriscaldamento maggiore di 10°C porterebbe verosimilmente alla distruzione delle coltivazioni in India e nelle regioni con climi analoghi.
Si potrebbero anche verificare cambiamenti sostanziali nei livelli di precipitazioni che, in scenari estremi, potrebbero danneggiare significativamente l’agricoltura. Questa mappa mostra i cambiamenti di precipitazioni entro il 2050 in varie regioni, in uno scenario ad alte emissioni.18
(In generale, le previsioni riguardanti le precipitazioni e altri cambiamenti meteorologici, come la frequenza di eventi meteorologici estremi, sono difficili da valutare e variano significativamente in base ai modelli, quindi tutte queste previsioni vanno prese con le pinze)
Ma anche considerando tutte queste probabili difficoltà, dovremmo comunque essere in grado di adattarci — grazie all’aumento della produttività agricola. Nel corso degli ultimi secoli, il costo del cibo si è ridotto perché i progressi tecnologici rendono la produzione di grosse quantità di cibo sempre meno costosa.
Il cambiamento climatico agirà quindi in contrasto con questa produttività in rapido miglioramento — e se anche le temperature dovessero aumentare di molto, ci metteranno del tempo (decenni o forse secoli) per farlo. Di conseguenza, l’IPCC prevede (con grande sicurezza) che saremo in grado di adattarci al cambiamento climatico in modo tale da mitigare i rischi in merito alla disponibilità di cibo.
Un esperto che abbiamo interpellato ha dichiarato che a suo parere un incremento di 13°C porterebbe — attraverso siccità e sconvolgimenti nell’agricoltura — alla morte di centinaia di milioni di persone. Ma anche questo scenario terrificante è molto distante dall’estinzione umana o dal tipo di evento catastrofico che potrebbe portare direttamente l’umanità a non potersi più riprendere.
Quale potrebbe essere l’impatto di un cambiamento climatico estremo sulla biodiversità?
È possibile che il cambiamento climatico porti al collasso degli ecosistemi. Molte visioni etiche pongono un valore intrinseco nella biodiversità. Anche se non si fosse d’accordo, un collasso degli ecosistemi potrebbe influire sulle persone e sugli animali non-umani in vari modi.
Le stime sul numero di specie che potrebbero estinguersi a causa del cambiamento climatico variano ma, nel peggiore dei casi, i modelli prevedono che fino al 40% delle specie potrebbe essere “destinato all’estinzione” entro la metà del secolo. 19
Quindi il cambiamento climatico estremo potrebbe avere significativi effetti negativi sulla biodiversità. E l’importanza strumentale della biodiversità? È possibile che la riduzione di biodiversità inasprisca gli effetti di un surriscaldamento estremo sull’agricoltura? Perché questo sia possibile, dovrebbe estinguersi qualcosa di fondamentale per la nostra catena alimentare. Una possibilità plausibile è che si estinguano gli impollinatori, le cui popolazioni sono già in declino. Ma i modelli suggeriscono che la nostra produzione agricola calerebbe solo del 10% in assenza di impollinatori.20 Kareiva e Carranza del Centro per lo Studio del Rischio Esistenziale di Cambridge si sono occupati nel dettaglio di questa questione e hanno concluso che è estremamente improbabile che il collasso degli ecosistemi possa minacciare l’esistenza umana.21
Ovviamente ci sono molti altri benefici dati dalla biodiversità, come lo sviluppo di nuovi farmaci. Ma in generale, probabilmente la perdita di biodiversità non causerà il collasso della civiltà umana.
Riassumendo: perché quasi sicuramente il cambiamento climatico non causerà direttamente l’estinzione umana
Se si proseguisse con le politiche attuali, probabilmente si arriverebbe a un surriscaldamento di 2–3°C entro il 2100. È possibile inoltre che si assisterà a un’inversione degli attuali tentativi di riduzione delle emissioni. Questo potrebbe accadere se i settori economici che non possiamo decarbonizzare crescono rapidamente, per esempio se fossero sviluppate nuove tecnologie che necessitano di grosse quantità di energia, o se qualcosa come una guerra su larga scala incentivasse attività ad alte emissioni.
In uno scenario peggiore, si brucerebbero combustibili fossili anche quando questi fossero più costosi rispetto alle energie rinnovabili. E nel peggior scenario possibile, per quanto estremamente improbabile, si brucerebbero tutti i combustibili fossili, raggiungendo un surriscaldamento di 7°C.
C’è anche una possibilità remota che in questi scenari improbabili in cui si brucerebbe rapidamente molto più combustibile fossile di quanto non si faccia oggi si raggiunga il punto di non ritorno che modificherebbe le nubi, peggiorando il cambiamento climatico e portando a qualcosa come un surriscaldamento complessivo di 13°C.
Anche se questo sarebbe un disastro umanitario senza precedenti, l’umanità avrebbe comunque a disposizione terre sufficientemente fresche per essere abitabili, non sarebbe tutto sommerso dall’oceano e si sarebbe comunque in grado di coltivare in molti posti, anche se non ovunque. In altre parole, l’umanità sopravviverebbe.
Ma stiamo considerando adeguatamente l’incertezza?
Dopotutto, ogni volta che si prova a usare quel che si è scoperto fino a ora per fare previsioni sul futuro, si deve essere consapevoli che ci potrebbero essere fattori che non si conoscono e che potrebbero rendere le cose peggiori di quanto ci si aspetti.
Si è visto in precedenza che una fonte di incertezza è data dai possibili profili di emissioni che si seguiranno in futuro. Abbiamo provato a prendere in considerazione un ampio spettro di scenari – incluso quello in cui si brucerebbe tutto il combustibile fossile estraibile.
Abbiamo anche considerato l’incertezza strutturale, ovvero l’incertezza insita nelle nostre predizioni a causa di ciò che non sappiamo a riguardo di come funzionano alcune cose — per esempio, se gli idrati di metano-II causeranno un surriscaldamento sostanziale nei prossimi secoli.
Il Sesto Report di Valutazione dell’IPCC, basandosi sulla Valutazione di Sherwood et al. in merito alla sensibilità climatica della Terra, cerca di prendere in considerazioni le incertezze strutturali e le incognite sconosciute. In linea di massima, reputano che sia improbabile che tutti i vari gruppi di evidenze scientifiche siano orientate in un’unica direzione — per ogni considerazione che potrebbe aumentare il surriscaldamento, ci sono anche considerazioni che potrebbero ridurlo.22
Questo significa che ci si dovrebbe aspettare che le incognite, andando in direzioni opposte, si annullino a vicenda, portando per lo più a un risultato nullo, e ci si dovrebbe invece stupire se portassero verso una direzione o l’altra.
Ci sono alcune precisazioni:
Maggiori saranno le nostre emissioni, più si allontaneranno dal tipo di presupposti di base che l’IPCC ha utilizzato per giungere a queste conclusioni. Quindi se ci sbagliamo davvero di molto riguardo la quantità di emissioni che è verosimile emetteremo, le cose potrebbero ancora andare veramente male (ma sembra improbabile che ci sbagliamo di molto a riguardo)
Ci sono ancora molte altre incertezze a riguardo di come altre cose cambieranno. Per esempio, è difficile prevedere di quanto s’innalzerà il livello dei mari o come cambieranno i pattern di precipitazione (anche se non sappiamo nemmeno se queste cose cambieranno in un modo che aumenterà o diminuirà il rischio diretto di estinzione).
Ma complessivamente, nonostante ciò che ignoriamo in merito ad alcuni fenomeni rilevanti, c’è comunque una possibilità molto piccola che l’incertezza del nostro modello significhi che le cose potrebbero andare decisamente peggio.
Ne consegue che è estremamente improbabile (stimiamo una probabilità inferiore a 1 su 1 milione) che vedremo cambiamenti di temperatura tali da produrre effetti che potrebbero portare direttamente all’estinzione.
Modi in cui il cambiamento climatico potrebbe portare comunque all’estinzione in modo indiretto
Si è visto come è molto, molto improbabile che il cambiamento climatico possa causare l’estinzione umana in modo diretto.
Ma il cambiamento climatico sembra comunque contribuire al rischio di estinzione umana, aggravando altre minacce esistenziali.
In questa sezione, esamineremo i fattori più comuni addotti per sostenere che il cambiamento climatico potrebbe aumentare il rischio di estinzione, e quanto riteniamo che ciascun fattore contribuisca realmente.
Il cambiamento climatico probabilmente aumenterà la migrazione, che potrebbe portare a più instabilità
Come abbiamo visto, temperature più alte e l’innalzamento del livello dei mari avranno un effetto significativo su quali aree risulteranno abitabili.
Altri fattori (come cambiamenti nell’agricoltura) influenzeranno le aree in cui sarà possibile mantenersi economicamente, contribuendo alla migrazione. Secondo il Fifth Assessment Report [quinto report di valutazione] dell’IPCC, un innalzamento di mezzo metro del livello dei mari (se i governi non implementano misure di adattamento) implica la migrazione di 72 milioni di persone; un innalzamento del livello dei mari di due metri (simile allo scenario peggiore secondo l’IPCC) lascerebbe senza casa il 2,5% della popolazione mondiale. Queste cifre presuppongono che non si agisca per evitare questi spostamenti: misure come la costruzione di dighe protettive potrebbero ridurlo a meno di mezzo milione di persone.
Se il riscaldamento sarà più estremo, ci saranno migrazioni più estreme. Con un riscaldamento di 6°C, le aree più calde e prive di aria condizionata potrebbero diventare invivibili, causando migrazioni potenzialmente di centinaia di milioni di persone.
Spesso si sostiene che le popolazioni sfollate possano aumentare la scarsità di risorse e il rischio di conflitti nei Paesi in cui si trasferiscono. Gli spostamenti forzati aumentano anche la diffusione di malattie infettive e le tensioni politiche in generale. Ma è molto difficile stimare l’entità di questi effetti e, da lì, stimare le implicazioni di questi effetti per il resto della società.
Come potrebbe questo aumentare il rischio di estinzione? Il modo principale è l’aumento dei conflitti e quindi del rischio di guerra tra grandi potenze, che sembra un fattore di rischio significativo per l’estinzione.
Passiamo ora direttamente a questo fattore.
Il cambiamento climatico aumenterà i conflitti globali?
La possibilità evidente che il cambiamento climatico possa creare shock economici, crisi migratorie e scarsità di risorse rende del tutto plausibile che ci saranno (come ci sono già stati) conflitti almeno in parte causati dal cambiamento climatico.
Molti di questi conflitti saranno probabilmente conflitti civili in aree già instabili e particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici (il Fifth Assessment Report dell’ICCP si concentra sulla guerra civile in Africa).
C’è anche la possibilità di guerre molto più grandi. Se il cambiamento climatico influisse in modo significativo sulle sorti di Russia, Cina, India, Pakistan, Unione Europea o Stati Uniti, potrebbe causare una guerra tra grandi potenze. Le crisi migratorie, l’aumento delle temperature, l’innalzamento del livello dei mari, i cambiamenti nell’agricoltura o gli effetti economici più ampi su questi Paesi potrebbero contribuire a rendere più probabili i conflitti.
Sono ipotesi speculative, ma riteniamo che valga la pena prenderle sul serio.
Il cambiamento climatico potrebbe rendere la società meno stabile in altri modi
Ci sono molti altri modi in cui il cambiamento climatico potrebbe rendere la nostra società meno stabile.
Alcuni esempi:
La riduzione delle entrate fiscali a causa di cambiamenti nell’economia (ad esempio, se i terreni agricoli diventano meno produttivi) può ridurre la capacità di agire degli individui al potere. Questo cambia la forza relativa delle fazioni politiche, rendendo più probabili cambiamenti di governo.
Il cambiamento climatico potrebbe danneggiare le prospettive economiche delle persone, creando disperazione e violenza. Questa può essere una causa fondamentale di disordini e guerre civili.
Quando i cambiamenti climatici causano difficoltà, le popolazioni possono (a torto o a ragione) incolpare i loro governi, aumentando l’instabilità politica.
È anche possibile che saremo spinti a sviluppare tecnologie destabilizzanti per modificare il clima con l’intento di evitare la catastrofe, come la geoingegneria solare. Ma questo comporta altri rischi, in quanto sarà quasi impossibile effettuare esperimenti su scala globale come quelli che dovremmo fare per verificare la sicurezza di queste tecnologie. Inoltre, la tecnologia per modificare il clima potrebbe a sua volta portare a conflitti tra gli Stati (o al loro interno) per questioni come siccità indotta o eccessive precipitazioni.
In sintesi: in che modo il cambiamento climatico rende più gravi i rischi catastrofici globali
I rischi per l’umanità (come la guerra nucleare o le pandemie) non riguardano solo alcuni gruppi o Paesi in particolare, quindi non dovremmo sorprenderci se molte delle soluzioni più promettenti richiedono una cooperazione globale.
Fortunatamente, se abbiamo la possibilità di cooperare per ridurre questi rischi, ci aspettiamo che lo faremo. Dopotutto, se non lo facciamo, la conseguenza è una catastrofe globale! Ma avere questa capacità è fondamentale.
Purtroppo, sembra che il cambiamento climatico ridurrà la nostra capacità di cooperare.
Ad esempio, è stato ipotizzato che un aumento della scarsità di risorse (in particolare la scarsità d’acqua) causato dal cambiamento climatico potrebbe aumentare il rischio di conflitti nel Kashmir, uno dei punti critici più importanti che potrebbe causare una guerra tra grandi potenze, potenzialmente nucleare (in questo caso, tra India e Pakistan, anche se entrambe le parti hanno interesse a evitare la guerra). Non siamo sicuri che questa ipotesi sia corretta, ma non sembra impossibile.
Pensiamo che il XXI secolo potrebbe plausibilmente essere il più importante per l’umanità, grazie a rapidi progressi tecnologici, in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale. Se questo è vero, dovremo fare molta attenzione nell’assicurarci che tutto vada bene. Accadranno molte cose imprevedibili, e il cambiamento climatico sarà una delle cause principali di molte di esse. E più il cambiamento climatico peggiora, più queste cose saranno imprevedibili. Questo potrebbe essere di per sé un motivo valido per dedicare la propria carriera al lavoro sui cambiamenti climatici.
Detto questo, riteniamo che il rischio sia relativamente basso. Se il cambiamento climatico comporta di per sé un rischio di estinzione pari a 1 su un milione, riteniamo che il suo contributo ad altri rischi esistenziali sia al massimo di qualche ordine di grandezza superiore, quindi qualcosa come 1 su diecimila.
Quindi sì, il cambiamento climatico peggiora altri rischi esistenziali. Ma l’umanità ha ancora molte, molte più probabilità di sopravvivere al cambiamento climatico che di non sopravvivere.
E le catastrofi globali che non sono l’estinzione?
Anche se è molto improbabile che il cambiamento climatico provochi l’estinzione dell’umanità (direttamente o indirettamente), potrebbe comunque causare una catastrofe globale di dimensioni tali da provocare la morte di una percentuale significativa della popolazione (ad esempio, più del 10%)?
Non abbiamo indagato altrettanto a fondo questa possibilità, ma le stesse ragioni per cui pensiamo che il cambiamento climatico non porterà all’estinzione suggeriscono che non porterà a un evento catastrofico di queste dimensioni. In breve: anche negli scenari di riscaldamento globale peggiori, molti esseri umani saranno ancora in grado di vivere sulla terra e di coltivare cibo.
Anche nell′1% degli scenari peggiori, riteniamo che sia estremamente improbabile che le morti premature dovute al cambiamento climatico superino il miliardo di persone, e pensiamo che questa perdita sarebbe probabilmente graduale (ad esempio nell’arco di un secolo) e dovuta a fattori come il calo della produttività economica, piuttosto che a un collasso catastrofico improvviso. Si tratta comunque di un’immensa quantità di morti e sofferenze, e speriamo che i leader dei vari Paesi facciano in modo che non si verifichi.
Tuttavia, i problemi graduali in generale sembrano più facili da affrontare, il che significa che il rischio che l’umanità non si riprenderà mai dagli effetti di un cambiamento climatico catastrofico (ma non a livello di estinzione immediata) sembra molto basso. Inferiore, ad esempio, a quello di una guerra nucleare globale.
Anche in questo caso, la minaccia indiretta del cambiamento climatico sembra maggiore. Ad esempio, è possibile che le tensioni internazionali aggravate da fattori legati al cambiamento climatico portino a una guerra di questo tipo.
Nel complesso, riteniamo che il rischio di una catastrofe globale di livello inferiore all’estinzione, ma che uccida un miliardo o più di persone, dovuta al cambiamento climatico, sia molto basso.
In quali altri modi il cambiamento climatico può influenzare il futuro a lungo termine?
Anche se non sei d’accordo con la nostra enfasi sui rischi esistenziali (forse perché pensi che sia quasi scontato che sopravviveremo nei prossimi secoli), potresti comunque chiederti in quale altro modo i cambiamenti climatici potrebbero influenzare le generazioni future.
L’anidride carbonica può rimanere nell’atmosfera per migliaia di anni, il che significa che il riscaldamento può continuare per centinaia di migliaia di anni dopo che avremo smesso di emetterla. Questo riscaldamento potrebbe continuare ad avere effetti negativi sulla nostra società.
Ad esempio, se nei prossimi 100 anni il livello dei mari si alzerà di un metro, nei prossimi 10.000 anni potremo aspettarci un aumento di 10 metri del livello dei mari.
Ciò significa che, se evitiamo catastrofi esistenziali e l’umanità continua ad abitare la Terra, le generazioni future potrebbero avere a che fare con gli effetti negativi del cambiamento climatico per molto tempo.
Inoltre, se il cambiamento climatico diventerà molto grave, probabilmente avremo esaurito le nostre riserve di combustibili fossili. Questo non è un effetto del cambiamento climatico in sé, ma piuttosto un effetto del fatto che non abbiamo fatto abbastanza per prevenirlo riducendo l’uso di combustibili fossili. Oltre a causare il cambiamento climatico e tutto ciò che ne consegue, consumare le nostre riserve di combustibili fossili significherebbe che se l’umanità dovesse subire una (diversa) catastrofe globale che porti a un collasso della civiltà, potrebbe essere più difficile ricostruirla.
Questo perché i combustibili fossili sono una delle forme di energia più dense e più accessibili. Immaginiamo, ad esempio, di trovarci in un inverno nucleare dopo una guerra nucleare globale e di dover rimettere tutto in funzione dopo aver perso la tecnologia e il know-how che abbiamo costruito negli ultimi 100 anni. In questo caso, sarebbe estremamente utile poter bruciare temporaneamente i combustibili fossili per ricostruire la società. Ma se li avremo già bruciati tutti, non potremo farlo. (Per saperne di più, ascoltate il nostro podcast con Luisa Rodriguez su come potremmo riprenderci da un collasso globale della civiltà).
Dovresti lavorare sul cambiamento climatico o su un altro problema globale?
Ci sono molte questioni globali che meritano più attenzione di quella che ricevono attualmente. Tra queste c’è il cambiamento climatico, ma anche altre che sembrano porre un rischio esistenziale più concreto, come pandemie o la guerra nucleare.
Anche se non si tratta di un rischio di estinzione, la discussione di cui sopra dimostra che il cambiamento climatico potrebbe comunque essere estremamente importante per il presente e per il futuro della vita sulla Terra. Quanto più peggiora, tanto più è probabile che riduca la biodiversità, costringa molte persone a migrare, rovini vite e destabilizzi la società. Anche solo questo è un motivo per lavorarci.
Ma il fatto che qualcosa sia importante non è necessariamente un motivo sufficiente per lavorarci. La nostra metodologia di confronto di problemi globali suggerisce di considerare anche:
Quanto è risolvibile il cambiamento climatico?
Quanto è trascurato il lavoro sul cambiamento climatico?
Come si pone rispetto ad altri problemi su cui potresti lavorare?
Il cambiamento climatico sembra particolarmente risolvibile per un problema globale: c’è una chiara metrica di successo (la quantità di gas serra che stiamo emettendo), oltre a un’ampia conoscenza di cosa funziona. Ci sono dati chiari su come fare progressi.
Ciò significa che se si riesce a raggiungere una posizione di influenza, si possono sfruttare molte risorse.
Poiché molte persone pensano che il cambiamento climatico è importante, è probabile che i modi più semplici per fare la differenza siano già stati adottati (maggiori dettagli nella prossima sezione).
Tuttavia, alcuni importanti lavori sul cambiamento climatico sembrano essere relativamente trascurati. Non c’è molta ricerca su come il cambiamento climatico interagisca con altri potenziali rischi catastrofici. Anche il lavoro sulle tecnologie per l’energia pulita sembra trascurato rispetto alla sua importanza, anche se riceve comunque molte risorse.
Il tuo lavoro potrebbe anche avere effetti secondari positivi. Per esempio, ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili potrebbe anche ridurre l’inquinamento atmosferico, che causa milioni di morti ogni anno. Lavorare sui cambiamenti climatici estremi potrebbe indirettamente contribuire a promuovere valori positivi, come l’attenzione per le generazioni future, ed è possibile che trovare modi efficaci per mitigare i cambiamenti climatici possa servire da modello per sforzi futuri per affrontare minacce globali.
Motivi per non lavorare sul cambiamento climatico
Non è trascurato quanto altri problemi
Il cambiamento climatico riceve molta attenzione e finanziamenti. In particolare, riceve molta più attenzione di molti altri problemi globali urgenti.
In confronto, la biosicurezza in generale riceve circa 3 miliardi di dollari all’anno, la prevenzione di pandemie catastrofiche in particolare riceve circa 1 miliardo di dollari e la riduzione dei rischi derivanti dall’intelligenza artificiale riceve tra i 10 e i 50 milioni di dollari.
Altre minacce esistenziali sembrano molto più grandi
Un’altra considerazione è che, per quanto il cambiamento climatico sia un problema serio, sembrano esserci altri rischi che pongono minacce maggiori alla prosperità a lungo termine dell’umanità.
Si potrebbe pensare che, per le ragioni discusse sopra, il cambiamento climatico sia un fattore talmente importante nel contribuire ad altri rischi da meritare una priorità. Non sarebbe un’opinione irragionevole.
Ma queste altre minacce, spesso più dirette, spesso agiscono anche come fattori contribuenti. Per esempio, le pandemie possono aumentare le tensioni geopolitiche e quindi i rischi di conflitto. E alcune di esse, in particolare le pandemie ingegnerizzate e i rischi derivanti da un’IA non allineata, sembrano costituire esse stesse una minaccia diretta di estinzione.
Quindi, se sei d’accordo sul fatto che siamo di fronte a minacce esistenziali dirette e considerevoli, per ritenere che il cambiamento climatico sia più importante dovresti pensare che il cambiamento climatico sia un fattore di rischio molto maggiore di altri, così grande da superare la differenza di rischio diretto. Secondo noi probabilmente non è così.
Detto questo, ci sono altri fattori che determinano in quale ambito lavorare, in particolare è importante considerare la propria attitudine personale a lavorare in un settore (e abbiamo parlato con diverse persone che sono più adatte a lavorare sul cambiamento climatico piuttosto che su qualsiasi altro tema). Tuttavia, secondo la nostra esperienza, sembra che molte persone sottovalutino la loro capacità di lavorare, con un po’ di formazione, su temi con cui hanno meno familiarità. Le persone sembrano anche sottovalutare la gamma di posizioni, e quindi i diversi tipi di lavoro in cui potrebbero eccellere, in diverse aree.
Di conseguenza, pur concordando sul fatto che è fondamentale lavorare per ridurre le minacce esistenziali per l’umanità, e concordando sul fatto che i cambiamenti climatici aumentano tali minacce, di solito consigliamo alle persone interessate a salvaguardare il futuro dell’umanità di concentrarsi su minacce esistenziali più grandi e più dirette, se ne hanno la possibilità.
Ma dato che molte persone si occuperanno di cambiamenti climatici nel corso della loro carriera (e in termini assoluti speriamo che lo facciano sempre più persone, pur sperando anche che molti dei nostri lettori diano la priorità a rischi più diretti), vorremmo dire due parole su come farlo nel modo più efficace possibile.
Quali sono i modi migliori di lavorare per risolvere il cambiamento climatico?
Molti approcci tipici per lavorare sul cambiamento climatico e su altri problemi ambientali probabilmente non sono poi così utili.
Versione interattiva ad alta risoluzione qui. Il trasporto è la minuscola barra rossa.
Lo stesso vale nelle politiche governative. I governi di tutto il mondo hanno tentato di disincentivare l’uso di sacchetti di plastica monouso (a favore di alternative non usa e getta), ma questo potrebbe in realtà aver aumentato le emissioni:
Numero di volte che bisognerebbe riutilizzareare sacchetti di vari tipi per avere meno emissioni che usando ogni volta un sacchetto di plastica monouso. Versione interattiva e ad alta risoluzione qui.
Altri interventi funzionano, ma potrebbero essere molto costosi (con un costo di 100 dollari o più per ogni tonnellata di anidride carbonica rimossa o evitata nell’atmosfera). Ad esempio, piantare alberi sembra efficace, ma la crescita lenta degli alberi, i rischi di incendi e l’alto costo dei terreni potrebbero renderli un modo particolarmente costoso di ridurre i gas serra.
Più avanti parleremo di idee per ridurre le emissioni che sembrano più efficaci a parità di costo.
Ma in generale vogliamo sottolineare che le emissioni personali di carbonio sono in gran parte una distrazione. Se riduci le tue emissioni del 50% risparmierai 2-10 tonnellate di anidride carbonica all’anno, mentre una donazione studiata attentamente (ad esempio al Founders Pledge Climate Change Fund) di soli 10€ potrebbe fare di più per ridurre le emissioni.
E dedicare il tuo tempo a lavorare su questo tema potrebbe essere ancora meglio.
Alcune considerazioni per aiutarti a capire su cosa lavorare
Alcune idee chiave determinano ciò che riteniamo più efficace per affrontare il cambiamento climatico.
Emissioni annuali di CO2 da combustibili fossili. Versione interattiva ad alta risoluzione qui.
I Paesi in via di sviluppo consumano molta meno energia pro capite e dovranno continuare ad aumentare i loro consumi energetici per aumentare il loro tenore di vita, cosa di cui le popolazioni dei Paesi più poveri hanno disperatamente bisogno.
Dobbiamo quindi ridurre le emissioni in tutto il mondo, ma senza abbassare la qualità della vita. Questo pone alcuni vincoli su quali interventi sono più importanti da realizzare.
Inoltre, le soluzioni che richiedono coordinamento sono difficili da realizzare. Questo è vero sia a livello individuale che a livello di Stati.
La riduzione delle emissioni favorisce tutti più di quanto favorisca ogni singolo individuo. Ad esempio, se l’Italia eliminasse le sue emissioni, tutti i Paesi beneficerebbero della riduzione dei danni causati dal cambiamento climatico, ma l’Italia otterrebbe solo una frazione dei benefici complessivi derivanti dalle sue azioni (pur sostenendone il 100% del costo). Quindi ci si deve aspettare che gli individui e i singoli Paesi facciano meno di quanto sarebbe meglio per il mondo.
Per questo motivo, concentrarsi sullo sviluppo e sulla diffusione di nuove tecnologie sembra avere maggiori probabilità di successo (e presenta meno svantaggi e problemi di coordinamento) rispetto al tentativo di incoraggiare i singoli individui a ridurre volontariamente il proprio consumo energetico. Questo perché all’innovatore non costa molto: può trarre vantaggio dalla vendita delle sue invenzioni.
Ciò significa che la tecnologia a basse o nulle emissioni è probabilmente una delle più grandi possibilità esistenti.
Infine, la spesa per il cambiamento climatico è enorme, ma potrebbe trascurare aspetti fondamentali.
Abbiamo sostenuto in precedenza che il cambiamento climatico sembra meno trascurato rispetto ad altre aree, con un investimento di 640 miliardi di dollari all’anno.
Ciò significa che, se riesci a individuare delle sottoaree importanti ma trascurate nell’ambito del cambiamento climatico, portare maggiori risorse in queste aree o un miglioramento nella prioritizzazione delle risorse esistenti potrebbe avere un impatto enorme. Spostamenti piccoli in proporzione possono spostare grandi quantità di denaro.
Ridurre le emissioni nette di gas serra, soprattutto attraverso l’innovazione tecnologica
Riteniamo che uno dei modi più promettenti per ridurre le emissioni di gas serra sia quello di lavorare alla ricerca e allo sviluppo di fonti di energia sostenibili.
L’energia sostenibile ha una storia di risultati incredibili, può aiutare a risolvere problemi in diversi Paesi, e non è necessario che altre persone si convincano ad agire. Ad esempio, chiedere alle persone di non guidare vuol dire chiedere loro di fare un sacrificio personale, mentre lo sviluppo di automobili a emissioni zero risolve il problema senza bisogno di fare questa scelta.
L’energia rinnovabile è oggi spesso più economica dei combustibili fossili: questo potrebbe essere un motivo fondamentale per cui le emissioni stanno diminuendo in Europa e in Nord America.
Il costo delle fonti di energia rinnovabili come il solare e l’eolico è crollato. Our World In Data.
Per massimizzare il tuo impatto, concentrati su tecnologie meno conosciute. Perché? Potresti far progredire un settore che altrimenti non decollerebbe, o non decollerebbe per molto tempo.
Ad esempio, le emissioni delle automobili sono solo quattro volte superiori a quelle del cemento, ma le risorse per le auto elettriche sono molto più che quattro volte maggiori. Ciò significa che ci potrebbero essere migliori opportunità di spostare l’ago della bilancia rendendo più ecologica la produzione del cemento, e potrebbe essere molto più facile farlo (dai un’occhiata alla nostra valutazione delle carriere in ingegneria).
Allo stesso modo, lavorare su “sistemi geotermici migliorati” potrebbe avere un impatto maggiore rispetto all’energia solare o eolica, anche se non lo sappiamo con certezza perché sono ancora in pochi a occuparsene.
Anche la tecnologia per aumentare l’efficienza energetica è importante, ad esempio riducendo i costi di costruzione di edifici con un migliore isolamento termico. È anche importante esaminare cosa limita la diffusione e la scalabilità delle tecnologie già sviluppate, per trovare modi potenzialmente trascurati di ridurre i costi.
Potresti anche lavorare sull’attivismo e sulla leadership politica. Sebbene le emissioni di ogni Paese siano piccole se prese singolarmente, una politica di successo può diffondersi in tutto il mondo, aiutando a ridurre le emissioni nette.
Purtroppo, spesso abbiamo sostenuto politiche inefficaci o non realistiche.
Invece, dovremmo concentrarci su politiche praticabili con una storia di successi. Ad esempio, il Regno Unito ha quasi completamente eliminato l’uso del carbone per la produzione di energia elettrica grazie a un mix di regolamentazioni e sussidi. Altri Paesi, come la Svezia e la Francia, hanno avuto un enorme successo nella diffusione dell’energia nucleare ed è possibile che, con un’adeguata azione di sostegno, ciò possa accadere anche altrove.
Ricerca su tecnologie per la rimozione del carbonio (ma non sulla geoingegneria solare)
Tecnologie per la rimozione del carbonio, come tecnologie a emissioni negative o la cattura e sequestro del carbonio, sembrano piuttosto trascurate rispetto all’energia sostenibile (qui una panoramica), ma potrebbero essere cruciali per ridurre gli effetti delle nostre emissioni sul clima.
La rimozione del carbonio in questo modo è una forma di geoingegneria: un intervento intenzionale sul clima. L’altra forma primaria di geoingegneria è la geoingegneria solare (riflettere deliberatamente più luce solare dalla Terra per raffreddare il pianeta). La geoingegneria solare presenta di per sé possibili rischi per l’umanità, data la portata senza precedenti dell’intervento e il fatto che, una volta in uso, la geoingegneria solare non può essere lasciata a sé stessa senza causare effetti disastrosi. Questi rischi potrebbero essere maggiori di quelli derivanti dal cambiamento climatico stesso, quindi riteniamo potenzialmente dannoso svolgere un lavoro che potrebbe far progredire la geoingegneria solare.
La ricerca sulla geoingegneria di tutti i tipi viene svolta principalmente in ambito accademico. Il Programma di Geoingegneria dell’Università di Oxford conduce ricerche sugli aspetti sociali, etici e tecnici della geoingegneria.
Ricerca su rischi estremi del cambiamento climatico
Non pensiamo sia probabile che il cambiamento climatico causerà da solo una catastrofe tale da far collassare la società, o da uccidere gran parte (>10%) della popolazione. Ma, come abbiamo sostenuto, gli effetti indiretti del cambiamento climatico potrebbero contribuire ad aumentare le minacce esistenziali.
Ma, come abbiamo visto in precedenza, è difficile dire con esattezza quanto contribuisca e come mitigare al meglio questi effetti. Questo perché la maggior parte della ricerca non si è concentrata su scenari di rischio estremo o sull’interazione tra il clima e altre minacce esistenziali.
Pertanto, maggiori investimenti in alcune aree della ricerca sul clima potrebbero essere in grado di informare meglio i responsabili politici, nonché il pubblico in generale, sulla probabilità dei rischi estremi del cambiamento climatico (sia diretti che indiretti), nonché di scoprire strategie per ridurre tali rischi.
Per leggere di più su questo tipo di lavoro, qui c’è la nostra analisi sulle carriere nella ricerca accademica.
Domande fondamentali su cui non siamo sicuri
È davvero difficile giungere a conclusioni solide sul cambiamento climatico, soprattutto quando ci si concentra sugli esiti peggiori.
Di conseguenza, ci sono diverse domande per le quali non abbiamo risposte certe e per le quali se avessimo una risposta diversa, i nostri consigli potrebbero cambiare in modo significativo. Tra queste, ci sono:
Quanto potrebbe davvero aumentare la temperatura? La nostra ricerca (o il nostro ragionamento) è sbagliata? Ulteriori ricerche su questa domanda ci darebbero risposte più sicure, o è semplicemente troppo difficile da stimare?
Quanto sono importanti i cicli di retroazione e i punti di non ritorno che non sono solitamente inclusi nei modelli climatici, o a cui non abbiamo pensato?
Quanto è importante il cambiamento climatico come fattore di rischio indiretto? In quali modi? Anche in questo caso, una ricerca più approfondita su questa domanda ci darebbe risposte più sicure, o è troppo difficile da stimare?
Quali aree del lavoro sul clima (ad esempio rischi estremi, legami con altri rischi, o tipi specifici di tecnologie) sono particolarmente trascurate rispetto al loro impatto?
Altre risorse
CarbonBrief ha una serie di contenuti e aggiornamenti eccellenti sul cambiamento climatico
Good news on climate change sostiene che le ricerche più recenti sul cambiamento climatico hanno ridotto la nostra incertezza sulle possibilità di rischio estremo (dai un’occhiata anche ai commenti per un po’ di sano disaccordo)
Rapporto sulla filantropia ad alto impatto climatico di Founders Pledge (PDF) (2021)
Podcast: Prof Yew-Kwang Ng on ethics and how to create a much happier world — Yew-Kwang Ng è un visionario economista che ha anticipato molte delle idee chiave dell’altruismo efficace decenni fa, e ha scritto testi sull’importanza della riduzione del cambiamento climatico
Un enorme ringraziamento a Goodwin Gibbins, Johannes Ackva, John Halstead e Luca Righetti per i loro commenti e per conversazioni estremamente utili e approfondite.
[Opzionale] Il cambiamento climatico − 80,000 Hours
This is an Italian translation of Climate change − 80,000 Hours
Il cambiamento climatico potrebbe portare alla fine della civiltà umana?
Nel mondo, più della metà dei giovani temono che l’umanità sarà condannata alla sua fine a causa del cambiamento climatico.1 Si sentono arrabbiati, impotenti e, soprattutto, spaventati nei riguardi di ciò che il futuro ci potrebbe riservare.2
Il cambiamento climatico importa così tanto a così tante persone non solo per la sofferenza e le ingiustizie che sta già causando, ma anche perché è uno dei pochi problemi che è evidente possa influenzare il futuro del nostro pianeta per molte generazioni future. Pensiamo che la salvaguardia delle generazioni future sia una priorità morale fondamentale e che dovrebbe essere una considerazione cruciale quando si sceglie a quali problemi dare la priorità.
Se il cambiamento climatico può portare alla fine della civiltà umana, allora significa che le generazioni future potrebbero non avere la possibilità di esistere – o che potrebbero vivere in un mondo reso peggiore in maniera definitiva. Se è così, allora prevenire il cambiamento climatico e adattarsi ai suoi effetti potrebbe essere più importante che lavorare su quasi qualsiasi altra causa.
Quindi, cosa dice la scienza?
Il sesto report di valutazione del gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico (IPCC) è, a nostro avviso, la risorsa più autorevole ed esauriente sul cambiamento climatico. Il report è chiaro: il cambiamento climatico avrà effetti davvero devastanti. Assisteremo a inondazioni, carestie, incendi e siccità — e le persone più povere saranno quelle più colpite.3
Ma anche cercando di tenere conto delle incognite sconosciute,4 nulla nel report dell’IPCC suggerisce che la civiltà umana sarà distrutta.
Questo non significa che la società non dovrebbe fare molto di più per affrontare il cambiamento climatico.
L’impatto del cambiamento climatico sarà comunque significativo – potrebbe destabilizzare la società, distruggere ecosistemi, ridurre milioni di persone in povertà, e aggravare alcune minacce esistenziali come pandemie ingegnerizzate, rischi derivanti dalle IA, o guerre nucleari. Se si vuole concentrare la propria carriera sul cambiamento climatico, consigliamo di leggere alcuni spunti su quali possano essere i migliori modi per aiutare ad affrontarlo.
Quindi sì, il cambiamento climatico è spaventoso. E le persone hanno ragione ad arrabbiarsi perché si fa troppo poco.
Ma non siamo impotenti.
E siamo ben lontani dall’essere condannati.
Riassunto
Il cambiamento climatico avrà un impatto negativo significativo sul mondo. L’impatto sui più poveri e sulla biodiversità del pianeta è particolarmente preoccupante. Considerando il peggior scenario possibile, potrebbe essere un fattore importante di aggravamento di minacce esistenziali come conflitti tra grandi potenze, guerre nucleari o pandemie. Ma siccome le potenziali conseguenze peggiori sembrano derivare da queste altre minacce, e questi altri rischi sembrano maggiori e più trascurati, pensiamo che la maggior parte dei lettori possono avere un impatto maggiore lavorando direttamente a uno di questi altri rischi.
Pensiamo che la propria impronta carbonica personale sia molto meno importante del lavoro che si fa, e che alcuni modi per combattere il cambiamento climatico siano molto più efficaci di altri. In particolare, si potrebbe usare la propria carriera per aiutare a sviluppare tecnologie o per spingere verso politiche in grado di ridurre le nostre attuali emissioni, oppure ricercare tecnologie in grado di rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera in futuro.
La nostra opinione generale
Raccomandazioni generali
Ci farebbe piacere se ci fosse più gente impegnata a risolvere questo problema, ma — considerata la nostra visione generale del mondo — a parità di condizioni ci farebbe ancora più piacere se le persone si occupassero di uno dei nostri settori di problematiche ad alta priorità.
Portata
Pensiamo che, nell’ambito del cambiamento climatico, impegnarci a ridurre materialmente la probabilità del peggiore scenario possibile porterebbe a un considerevole impatto positivo. Tuttavia, le probabilità che il cambiamento climatico porti direttamente all’estinzione umana sembrano centinaia di volte inferiori rispetto a quelle di altri rischi, come quello di una pandemia catastrofica. Ne risulta che, se il cambiamento climatico avrà effetti catastrofici e potenzialmente a lungo termine sulla civiltà umana, questo avverrà probabilmente attraverso l’aggravamento di altri problemi, come per esempio i conflitti tra grandi potenze. Questo rischio indiretto porta la pericolosità del cambiamento climatico più vicina a quella di altri rischi di estinzione, anche se sembrerebbe comunque che come causa di estinzione sia almeno 10 volte meno probabile rispetto a una guerra nucleare o a una pandemia. La nostra opinione è che più persone dovrebbero considerare seriamente di dedicarsi direttamente a quei problemi.
Trascuratezza
Globalmente, il cambiamento climatico è molto meno trascurato di altre problematiche che riteniamo prioritarie. La spesa attuale è probabilmente di più di 640 miliardi di dollari l’anno. La lotta al cambiamento climatico ha anche ricevuto importanti finanziamenti per anni, e ciò comporta che si è già fatto molto lavoro ad alto impatto. Sembra sensato, inoltre, che man mano che il cambiamento climatico diventerà più grave otterrà ancora più attenzione, permettendo così di agire maggiormente per arginare i suoi effetti peggiori. Tuttavia, probabilmente ci sono anche aree specifiche che non ricevono l’attenzione che meritano.
Risolvibilità
Il cambiamento climatico sembra essere più risolvibile di molti altri rischi di catastrofe globale, grazie al fatto che c’è un parametro chiaro per misurare il nostro successo (ovvero la quantità di gas serra emessi), e anche per la molta esperienza su cose che già funzionano — per questo ci sono dati concreti su come procedere. Ciò detto, affrontare il cambiamento climatico comporta un difficoltoso coordinamento globale, e questo lo rende più difficile da risolvere.
Profondità del profilo
Profondità media
Questo è uno dei molti profili che abbiamo stilato per aiutare le persone a trovare i problemi più urgenti che potrebbero risolvere tramite le loro carriere. Clicca qui per saperne di più su come confrontiamo problemi differenti, qui per vedere come cerchiamo di dar loro un punteggio numerico, e qui per vedere questo problema in proporzione agli altri considerati finora.
Se si hanno feedback a riguardo di questo articolo – sia che siano in merito a cose che abbiamo sbagliato, o frasi che potrebbero essere rese meglio in altro modo, o anche per dirci di aver apprezzato questo articolo – apprezzeremmo molto ricevere opinioni attraverso questo modulo. [nota dei traduttori, sostituito con form di feedback per i traduttori, così possiamo controllare se gli eventuali errori sono nella traduzione]
È possibile che un cambiamento climatico estremo porti all’estinzione umana?
Verranno ora passati in rassegna i tre modi più comuni in cui, secondo alcuni, il cambiamento climatico potrebbe portare direttamente all’estinzione umana: le alte temperature, l’aumento del livello dei mari e le difficoltà agricole.
I peggiori scenari possibili per quel che riguarda il cambiamento climatico sembrano molto gravi in termini di vite perse o rovinate. Ci concentreremo sull’estinzione perché, per cause discusse qui, pensiamo che ridurre le minacce esistenziali dovrebbe essere tra le maggiori priorità dell’umanità – in parte a causa della loro significatività per tutte le generazioni future.
Per farla breve, la maggior parte degli scienziati pensa che sia quasi impossibile che il cambiamento climatico possa portare direttamente all’estinzione umana.
Parlando di questo argomento generalmente cupo e angosciante, questa è una buona notizia che non sempre le persone considerano.
Ciò detto, non si dovrebbe per questo stare tranquilli a riguardo del cambiamento climatico — non solo comporta gravi pericoli al di là di quello dell’estinzione, ma pensiamo anche che il cambiamento climatico aumenti indirettamente il rischio di estinzione attraverso l’aggravarsi di altre minacce, che tratteremo nella prossima sezione.
Quali temperature si potrebbero raggiungere?
Maggiori saranno le temperature raggiunte, peggiori ci aspettiamo saranno gli effetti del cambiamento climatico.
Pertanto, per capire se il cambiamento climatico può essere causa diretta di estinzione, si deve valutare quanto ci si può aspettare che la temperatura aumenti. Per fare questa valutazione, si deve prima di tutto avere un’idea della quantità di gas serra che verrà emessa, e quanto questi faranno aumentare la temperatura. Analizzeremo questi punti uno per volta.
Qual è la quantità di gas serra che potrebbe essere emessa?
Il Sesto Report di Valutazione dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha considerato molti possibili scenari, tra cui:
Il mondo riesce a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi della COP-21, ovvero di limitare il surriscaldamento a 1,5°C. (SSP1-1.9)
Il mondo riesce a prendere misure sufficienti a limitare il surriscaldamento a 2°C. (SSP1-2.6)
Vengono fatti sforzi modesti per mitigare il cambiamento climatico, portando a emissioni leggermente inferiori a quelle che le politiche attuali potrebbero portare. (SSP2-4.5)
Alcune delle politiche attuali vengono modificate, comportando un aumento del surriscaldamento. Questo potrebbe accadere, per esempio, se i paesi competessero l’uno con l’altro per avere la maggiore crescita. (SSP3-7.0)
Ci sono cambiamenti di politiche significativi. Il mondo decide di utilizzare i combustibili fossili per portare a una crescita rapida, anche se questi sono più costosi delle energie rinnovabili. (SSP5-8.5)
Stime dell’IPCC sulle emissioni future fino al 2100, tratte dal loro Sesto Report di Valutazione.
Questi sono gli scenari più plausibili. Ma se si valutasse invece il peggior scenario possibile? Se si decidesse di bruciare letteralmente tutto il combustibile fossile di questo pianeta?
L’IPCC stima che ci siano 18.635 gigatonnellate di carbonio nei depositi di combustibile fossile della Terra.5
Fortunatamente, i metodi di estrazione del combustibile fossile non permettono di estrarre per intero tutto il combustibile presente nel deposito — soprattutto per quel che riguarda il carbone. Quindi la domanda non è tanto “quanto combustibile fossile c’è”, ma piuttosto “quanto combustibile fossile è effettivamente estraibile” con le tecnologie future.
La stima maggiore che abbiamo trovato è di 2.860 gigatonnellate di carbonio da combustibili fossili estratti.6
Rilasciare 3.000 gigatonnellate di carbonio porterebbe la concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera a 2.000 parti per milione (per fare un paragone, i livelli pre-rivoluzione industriale erano di 278 parti per milione, e le concentrazioni attuali sono di 415 parti per milione).7
Di quanto si alzerebbero le temperature?
Il surriscaldamento causato dall’emissione di gas serra avverrà nei decenni e secoli che seguiranno le emissioni, ed è causato dalla quantità totale di carbonio emesso.
Ma prevedere nei fatti quale sarà il surriscaldamento totale causato da una data quantità di gas serra è difficile, perché si instaurano dei cicli di retroazione.
Ecco un esempio di un possibile ciclo di retroazione: quando si riscalda un metallo a sufficienza, questo diventa incandescente (emette radiazione rossa). Ciò che è a temperature più basse emette radiazioni infrarosse — ecco perché si possono vedere le persone al buio tramite fotocamere a infrarossi. Più qualcosa diventa caldo, più energia rilascia tramite queste radiazioni (note come radiazione del corpo nero). Quindi man mano che la temperatura della Terra aumenterà, maggiore sarà la radiazione infrarossa che verrà rimandata nello spazio. Questo riduce l’effetto delle emissioni sulla temperatura globale.
Ma ci sono anche circoli viziosi che potrebbero peggiorare le cose, che verranno descritti in questo articolo. Nel peggiore dei casi, questi si associano a soglie critiche per le quali, una volta che si è liberato un certo quantitativo di gas serra, vengono innescati alcuni circoli viziosi che portano a un incremento della temperatura permanente e molto significativo.
L’effetto serra incontrollato
Teoricamente, si potrebbe assistere a un aumento estremo delle temperature attraverso un effetto serra incontrollato.
Sappiamo che è possibile perché sembra che sia già accaduto in precedenza: su Venere. Poco dopo la sua formazione, Venere potrebbe essere stata un pianeta abitabile, con un vasto oceano d’acqua. Ma Venere si è formata più vicina al Sole rispetto alla Terra, e questo lieve incremento della temperatura ha portato a una graduale evaporazione del suo oceano. Il vapore acqueo è un gas serra, quindi ha portato a un ulteriore surriscaldamento, e così ad altra evaporazione, fino a che Venere è passata dall’essere un pianeta abitabile a essere un pianeta la cui temperatura in superficie raggiunge i 462°C (864°F), una temperatura sufficiente a fondere il piombo.
Fortunatamente, la maggior parte dei modelli suggerisce che non è possibile, nemmeno in linea teorica, che le emissioni di anidride carbonica antropogeniche possano raggiungere livelli sufficientemente alti da innescare un effetto serra incontrollato paragonabile a quello di Venere.8
E anche se alla fine si perdessero tutti i nostri oceani tramite l’evaporazione, questo processo richiederebbe centinaia di milioni di anni. Quindi saremmo molto probabilmente in grado di arrestare questo processo o di trovare altri modi per sopravvivere (se non veniamo uccisi da qualcos’altro nel frattempo).
Effetto delle nubi sulla temperatura
Uno studio ha rilevato che se le concentrazioni di anidride carbonica nell’atmosfera raggiungono all’incirca le 1.300 parti per milione (cosa purtroppo plausibile nei peggiori scenari), le nubi che danno ombra a vaste zone degli oceani e che riflettono la luce nuovamente verso lo spazio potrebbero dissolversi.
Molti scienziati pensano che il modello utilizzato sia troppo semplice per essere plausibile.
Ad ogni modo, non c’è un consenso universale a riguardo. Se il modello utilizzato nello studio è legittimo, l’effetto del diradamento delle nubi potrebbe causare un ulteriore aumento di 8°C in aggiunta ai 6–7°C che si assocerebbero a quel quantitativo di emissioni. Questo ci porterebbe nelle regioni più estreme degli effetti elencati più avanti.
Idratidi metano-II
L’idrato di metano-II è una sostanza che consiste in metano all’interno di un cristallo di molecole di acqua solida — in sostanza ghiaccio con intrappolato del metano all’interno. Ci sono grandi quantità di idrati di metano sotto i fondali oceanici.
Se gli oceani si surriscaldano, potrebbero sciogliere questi idrati, rilasciando ulteriore metano nell’atmosfera.
Il Sesto Report di Valutazione dell’IPCC stima che ci sia l’equivalente di 1.500–2.000 gigatonnellate di anidride carbonica intrappolate all’interno degli idrati di metano (all’incirca il doppio delle nostre emissioni fino a oggi). Ad ogni modo, ritengono anche che qualsiasi rilascio di idrati avverrà nel giro di secoli o di millenni, e questo ci darà più tempo per adattarci a qualsiasi cambiamento.
Quindi l’IPCC reputa che sia improbabile che le emissioni degli idrati causino un surriscaldamento sostanziale nei prossimi secoli.9
La ricerca sugli idrati di metano sembra poco sviluppata, quindi ci sono ancora molte incognite — e questo contribuisce all’incertezza generale sulla stima dell’aumento delle temperature.
Lo scioglimento del permafrost
Nell’Artico e in altre zone fredde della Terra ci sono strati permanentemente ghiacciati. L’IPCC stima che ci siano 1.460–1.600 gigatonnellate di anidride carbonica (o altri gas serra in quantità equivalenti) intrappolate nel permafrost.10
Parte del permafrost si sta già sciogliendo, liberando gas serra.
Un repentino scioglimento del permafrost potrebbe portare alla liberazione immediata di fino alla metà dei gas serra intrappolati, mentre la parte rimanente sarebbe rilasciata più gradualmente nel giro di decenni.
Il report dell’IPCC sostiene che per ogni 1ºC di surriscaldamento le emissioni dovute allo scioglimento del permafrost aumenteranno di 18 gigatonnellate di anidride carbonica (intervallo del 5%-95% da 3 a 42 gigatonnellate). Considerando gli estremi superiori dei modelli, si potrebbe ottenere il rilascio di 600 gigatonnellate di anidride carbonica dal permafrost, con un surriscaldamento del pianeta di circa 1°C in più (in aggiunta ai 6ºC già presi in considerazione per le emissioni antropogeniche presupposte in questi scenari).
Per riassumere: qual è l’intervallo di possibile incremento di temperatura dovuto al cambiamento climatico?
Considerato un quantitativo di emissioni di gas serra, si deve essere in grado di sapere che temperature si possono raggiungere.11
È evidente che c’è un incremento minimo di temperatura possibile; è pressoché certo che le temperature aumenteranno. 12
Il Sesto Report di Valutazione dà delle stime su quanto le temperature possano aumentare in ciascuno scenario che abbiamo precedentemente esaminato (che vanno dal rispetto dei termini dell’Accordo di Parigi fino a uno scenario di utilizzo estremo di combustibili fossili).
Previsioni dell’IPCC per l’incremento di temperatura entro il 2100, tratte dal Sesto Report di Valutazione. La parte superiore di ogni barra rappresenta la stima della mediana, i baffi mostrano l’intervallo di confidenza al 90%.
Anche se queste stime includono una certa incertezza all’interno della quale i circoli viziosi sono possibili (più informazioni in seguito), gli intervalli di confidenza mostrati sono del 90%. Ciò significa che c’è all’incirca un 10% di possibilità che i cambiamenti di temperatura in ciascun scenario siano più elevati della parte più alta del baffo, o minori rispetto alla parte più bassa del baffo inferiore (i baffi rappresentano gli intervalli di confidenza).
Considerando uno scenario ancora peggiore rispetto a quello più grave presentato dall’IPCC, ovvero quello in cui tutti i combustibili fossili utilizzabili vengono bruciati, c’è una possibilità su 6 di assistere a un surriscaldamento maggiore di 9°C entro il 2100.13 E sembrerebbe che ci sia una possibilità remota, ma reale, che il surriscaldamento possa essere sufficiente a innescare il peggiore effetto per la modificazione delle nubi.
Tutto considerato, questo porterebbe a un surriscaldamento di circa 13°C rispetto alle temperature pre-industriali. Si raggiungerebbe questo surriscaldamento nel giro di anni o decenni dopo aver innescato il punto di non ritorno per l’effetto sulle nubi — e ci potrebbe poi essere un surriscaldamento aggiuntivo nei secoli e millenni a seguire. Questo surriscaldamento di 13°C potrebbe essere un disastro umanitario senza precedenti.
Per quel che ne sappiamo, raggiungere un surriscaldamento di 13°C è molto improbabile, ed è grossomodo la massima temperatura che i nostri modelli suggeriscono si possa raggiungere in tempistiche ravvicinate che potrebbero non permetterci di adattarci.14
Ora verranno esaminate in particolar modo le possibilità che questo surriscaldamento possa determinare in maniera diretta l’estinzione umana—tramite il semplice stress fisico dato dal calore, l’innalzamento del livello dei mari, o tramite il collasso dell’agricoltura.
È possibile che il cambiamento climatico renda la Terra troppo calda per la sopravvivenza umana?
- John Hagner, a proposito della vita a Dharan, Arabia Saudita (uno dei luoghi abitati più caldi al mondo)
Se le temperature aumentano abbastanza, diventa troppo caldo per permettere la sopravvivenza umana per più di qualche ora — anche all’ombra. Nei luoghi molto umidi, come ai tropici, è più difficile riuscire a raffreddarsi tramite il sudore, quindi l’effetto del caldo è addirittura peggiore.
Questo potrebbe rendere una parte significativa del pianeta inabitabile (per lo meno all’esterno, o senza aria condizionata) per gran parte dell’anno. Questa mappa mostra in varie regioni della Terra il numero di giorni l’anno in cui la temperatura in superficie supererebbe i 35°C (95°F), se avessimo un surriscaldamento di circa 7°C. Questa mappa è utile per avere un’idea di quali zone potrebbero diventare troppo calde per la sopravvivenza umana se ci fosse un surriscaldamento maggiore di 7°C.15
Se si raggiungessero i 12°C di surriscaldamento, la maggioranza delle terre attualmente abitate dagli esseri umani diventerebbe troppo calda—almeno qualche giorno l’anno—per permettere la sopravvivenza umana.16 Un aumento di temperatura di 13°C potrebbe rendere i lavori all’aria aperta impossibili per la maggior parte dell’anno nei tropici e per circa metà dell’anno nelle regioni attualmente a clima temperato.
Ma anche con l’effetto negativo sulle nubi, le temperature globali impiegherebbero decenni per raggiungere questo livello e, anche se il peggior scenario possibile porterebbe comunque molta sofferenza e morte, è comunque molto probabile che saremmo in grado di adattarci per evitare l’estinzione (per esempio, costruendo edifici migliori e utilizzando aria condizionata diffusa, oppure costruendo maggiormente nelle parti più fredde della Terra).
In più, è difficile che il surriscaldamento porti direttamente all’estinzione anche in assenza di un nostro adattamento, perché grandi aree della Terra rimarrebbero comunque abitabili, anche considerando un surriscaldamento di 13°C. Dovremmo vivere in una parte molto più piccola del pianeta, ma la civiltà umana sopravviverebbe.
È possibile che le terre emerse sprofondino nel mare?
Il Sesto Report di Valutazione dell’IPCC prevede un innalzamento del livello dei mari di circa 1 metro entro il 2100 se avremo un surriscaldamento di 5°C rispetto ai livelli pre-industriali — nello scenario peggiore, il livello dei mari potrebbe innalzarsi fino a 2 metri.
Le previsioni dell’IPCC riguardo l’innalzamento del livello del mare entro il 2100, tratte dal Sesto Report di Valutazione.
Questa mappa mostra le zone che saranno al di sotto dell’alta marea entro il 2100 ipotizzando un surriscaldamento di 5°C, ipotizzando lo scenario peggiore del 95° percentile (ci sono vari effetti proposti che potrebbero aiutare a ridurre l’innalzamento del livello del mare, e questa mappa parte dal presupposto che questi in gran parte non avverranno).
Stimare un buon modello per l’innalzamento del livello dei mari è difficile, perciò c’è molta incertezza a riguardo di quanto possa essere dannoso. E se si considerano i prossimi secoli, l’innalzamento del livello dei mari potrebbe essere molto maggiore.
Secondo l’IPCC, nel peggior scenario di emissioni considerato (con un surriscaldamento di circa 6°C), “non si può escludere un innalzamento del livello dei mari maggiore di 15 metri [entro il 2300]”.
Non abbiamo trovato un modello per stimare l’innalzamento del livello dei mari in caso di surriscaldamento di 13°C. Come limite superiore, possiamo considerare cosa succederebbe se le calotte polari si sciogliessero completamente. La stima maggiore che abbiamo trovato ipotizza che questo produrrebbe un innalzamento del livello dei mari di circa 80 metri. Cinquanta tra le principali città del mondo verrebbero inondate, ma la netta maggioranza delle terre emerse rimarrebbe al di sopra dell’acqua.
Terre emerse rimanenti nel caso di un innalzamento del livello dei mari di 80 metri, secondo i calcoli degli accademici di UPenn. © 2017 Richard J. Weller, Claire Hoch, and Chieh Huang Atlas for the End of the World.
Così come per la sopportazione del caldo, saremmo probabilmente in grado di adattarci a questi cambiamenti, in particolar modo tramite la costruzione di nuove infrastrutture come case o barriere contro le inondazioni. E il fatto che il livello dei mari impiegherà secoli per raggiungere i suoi massimi livelli significa che questo adattamento sarà probabilmente molto più semplice.
È verosimile che un innalzamento del livello dei mari di 1 metro porterebbe, senza adattamento, a produrre circa mezzo miliardo di sfollati. Ma con qualche adattamento (come la costruzione di barriere contro le inondazioni), il numero di sfollati potrebbe essere molto minore: l’IPCC stima che in realtà, per un innalzamento di 2 metri del livello dei mari, si avranno centinaia di migliaia di sfollati. Molti meno di mezzo miliardo.
Sappiamo che questo adattamento è possibile perché abbiamo già visto adattamenti a rapidi aumenti del livello del mare. Tokyo sta sprofondando nell’oceano, e ha già sperimentato nel ventesimo secolo un aumento effettivo di 4 metri del livello del mare.17 Questo aumento è avvenuto con una velocità di circa 40 millimetri all’anno, che è simile a ciò che ci aspetteremmo sulla base delle previsioni dell’IPCC in merito al peggior scenario possibile.
L’aumento del livello dei mari causerà sostanziali sofferenze e sconvolgimenti sociali, in particolar modo nei paesi in via di sviluppo. Gli adattamenti, inoltre, saranno costosi — l’IPCC prevede che, con un surriscaldamento globale di 4–5°C, si spenderebbe più dell’1% del PIL per l’adattamento alle inondazioni.
Ma, così come per la sopravvivenza al caldo, anche l’innalzamento del livello dei mari non costituisce un rischio di estinzione.
È possibile che il cambiamento climatico distrugga l’agricoltura globale?
Lo Special Report on Climate Change and Land dell’IPCC stima che centinaia di milioni di persone in più rispetto a oggi saranno a rischio di soffrire la fame entro il 2050 a causa del cambiamento climatico.
Oltre agli eventi estremi come uragani e siccità che sconvolgerebbero l’agricoltura, ci si aspettano anche cambiamenti di temperatura, di precipitazioni, e altre modificazioni meteorologiche in grado di minare significativamente la nostra capacità di coltivare.
Il cambiamento climatico potrebbe anche avere qualche effetto positivo sull’agricoltura — per esempio, saremo in grado di coltivare in zone che al momento sono troppo fredde. È possibile che questi effetti possano essere sufficienti a mitigare completamente quelli negativi.
Con un surriscaldamento più estremo, le alte temperature avranno un effetto diretto sull’agricoltura.
Temperatura massima media per la fogliazione, la crescita dei germogli, la crescita delle radici, e la letalità per riso, grano e mais. Fonte: Sanchez et al., 2013
Le reazioni chimiche di cui le piante necessitano per sopravvivere (inclusa la fotosintesi e la respirazione) non possono avvenire se le temperature sono troppo elevate.
Di conseguenza, un surriscaldamento maggiore di 10°C porterebbe verosimilmente alla distruzione delle coltivazioni in India e nelle regioni con climi analoghi.
Si potrebbero anche verificare cambiamenti sostanziali nei livelli di precipitazioni che, in scenari estremi, potrebbero danneggiare significativamente l’agricoltura. Questa mappa mostra i cambiamenti di precipitazioni entro il 2050 in varie regioni, in uno scenario ad alte emissioni.18
(In generale, le previsioni riguardanti le precipitazioni e altri cambiamenti meteorologici, come la frequenza di eventi meteorologici estremi, sono difficili da valutare e variano significativamente in base ai modelli, quindi tutte queste previsioni vanno prese con le pinze)
Ma anche considerando tutte queste probabili difficoltà, dovremmo comunque essere in grado di adattarci — grazie all’aumento della produttività agricola. Nel corso degli ultimi secoli, il costo del cibo si è ridotto perché i progressi tecnologici rendono la produzione di grosse quantità di cibo sempre meno costosa.
Il cambiamento climatico agirà quindi in contrasto con questa produttività in rapido miglioramento — e se anche le temperature dovessero aumentare di molto, ci metteranno del tempo (decenni o forse secoli) per farlo. Di conseguenza, l’IPCC prevede (con grande sicurezza) che saremo in grado di adattarci al cambiamento climatico in modo tale da mitigare i rischi in merito alla disponibilità di cibo.
Un esperto che abbiamo interpellato ha dichiarato che a suo parere un incremento di 13°C porterebbe — attraverso siccità e sconvolgimenti nell’agricoltura — alla morte di centinaia di milioni di persone. Ma anche questo scenario terrificante è molto distante dall’estinzione umana o dal tipo di evento catastrofico che potrebbe portare direttamente l’umanità a non potersi più riprendere.
Quale potrebbe essere l’impatto di un cambiamento climatico estremo sulla biodiversità?
È possibile che il cambiamento climatico porti al collasso degli ecosistemi. Molte visioni etiche pongono un valore intrinseco nella biodiversità. Anche se non si fosse d’accordo, un collasso degli ecosistemi potrebbe influire sulle persone e sugli animali non-umani in vari modi.
Le stime sul numero di specie che potrebbero estinguersi a causa del cambiamento climatico variano ma, nel peggiore dei casi, i modelli prevedono che fino al 40% delle specie potrebbe essere “destinato all’estinzione” entro la metà del secolo. 19
Quindi il cambiamento climatico estremo potrebbe avere significativi effetti negativi sulla biodiversità. E l’importanza strumentale della biodiversità? È possibile che la riduzione di biodiversità inasprisca gli effetti di un surriscaldamento estremo sull’agricoltura? Perché questo sia possibile, dovrebbe estinguersi qualcosa di fondamentale per la nostra catena alimentare. Una possibilità plausibile è che si estinguano gli impollinatori, le cui popolazioni sono già in declino. Ma i modelli suggeriscono che la nostra produzione agricola calerebbe solo del 10% in assenza di impollinatori.20 Kareiva e Carranza del Centro per lo Studio del Rischio Esistenziale di Cambridge si sono occupati nel dettaglio di questa questione e hanno concluso che è estremamente improbabile che il collasso degli ecosistemi possa minacciare l’esistenza umana.21
Ovviamente ci sono molti altri benefici dati dalla biodiversità, come lo sviluppo di nuovi farmaci. Ma in generale, probabilmente la perdita di biodiversità non causerà il collasso della civiltà umana.
Riassumendo: perché quasi sicuramente il cambiamento climatico non causerà direttamente l’estinzione umana
Se si proseguisse con le politiche attuali, probabilmente si arriverebbe a un surriscaldamento di 2–3°C entro il 2100. È possibile inoltre che si assisterà a un’inversione degli attuali tentativi di riduzione delle emissioni. Questo potrebbe accadere se i settori economici che non possiamo decarbonizzare crescono rapidamente, per esempio se fossero sviluppate nuove tecnologie che necessitano di grosse quantità di energia, o se qualcosa come una guerra su larga scala incentivasse attività ad alte emissioni.
In uno scenario peggiore, si brucerebbero combustibili fossili anche quando questi fossero più costosi rispetto alle energie rinnovabili. E nel peggior scenario possibile, per quanto estremamente improbabile, si brucerebbero tutti i combustibili fossili, raggiungendo un surriscaldamento di 7°C.
C’è anche una possibilità remota che in questi scenari improbabili in cui si brucerebbe rapidamente molto più combustibile fossile di quanto non si faccia oggi si raggiunga il punto di non ritorno che modificherebbe le nubi, peggiorando il cambiamento climatico e portando a qualcosa come un surriscaldamento complessivo di 13°C.
Anche se questo sarebbe un disastro umanitario senza precedenti, l’umanità avrebbe comunque a disposizione terre sufficientemente fresche per essere abitabili, non sarebbe tutto sommerso dall’oceano e si sarebbe comunque in grado di coltivare in molti posti, anche se non ovunque. In altre parole, l’umanità sopravviverebbe.
Ma stiamo considerando adeguatamente l’incertezza?
Dopotutto, ogni volta che si prova a usare quel che si è scoperto fino a ora per fare previsioni sul futuro, si deve essere consapevoli che ci potrebbero essere fattori che non si conoscono e che potrebbero rendere le cose peggiori di quanto ci si aspetti.
Si è visto in precedenza che una fonte di incertezza è data dai possibili profili di emissioni che si seguiranno in futuro. Abbiamo provato a prendere in considerazione un ampio spettro di scenari – incluso quello in cui si brucerebbe tutto il combustibile fossile estraibile.
Abbiamo anche considerato l’incertezza strutturale, ovvero l’incertezza insita nelle nostre predizioni a causa di ciò che non sappiamo a riguardo di come funzionano alcune cose — per esempio, se gli idrati di metano-II causeranno un surriscaldamento sostanziale nei prossimi secoli.
Il Sesto Report di Valutazione dell’IPCC, basandosi sulla Valutazione di Sherwood et al. in merito alla sensibilità climatica della Terra, cerca di prendere in considerazioni le incertezze strutturali e le incognite sconosciute. In linea di massima, reputano che sia improbabile che tutti i vari gruppi di evidenze scientifiche siano orientate in un’unica direzione — per ogni considerazione che potrebbe aumentare il surriscaldamento, ci sono anche considerazioni che potrebbero ridurlo.22
Questo significa che ci si dovrebbe aspettare che le incognite, andando in direzioni opposte, si annullino a vicenda, portando per lo più a un risultato nullo, e ci si dovrebbe invece stupire se portassero verso una direzione o l’altra.
Ci sono alcune precisazioni:
Maggiori saranno le nostre emissioni, più si allontaneranno dal tipo di presupposti di base che l’IPCC ha utilizzato per giungere a queste conclusioni. Quindi se ci sbagliamo davvero di molto riguardo la quantità di emissioni che è verosimile emetteremo, le cose potrebbero ancora andare veramente male (ma sembra improbabile che ci sbagliamo di molto a riguardo)
Ci sono ancora molte altre incertezze a riguardo di come altre cose cambieranno. Per esempio, è difficile prevedere di quanto s’innalzerà il livello dei mari o come cambieranno i pattern di precipitazione (anche se non sappiamo nemmeno se queste cose cambieranno in un modo che aumenterà o diminuirà il rischio diretto di estinzione).
Ma complessivamente, nonostante ciò che ignoriamo in merito ad alcuni fenomeni rilevanti, c’è comunque una possibilità molto piccola che l’incertezza del nostro modello significhi che le cose potrebbero andare decisamente peggio.
Ne consegue che è estremamente improbabile (stimiamo una probabilità inferiore a 1 su 1 milione) che vedremo cambiamenti di temperatura tali da produrre effetti che potrebbero portare direttamente all’estinzione.
Modi in cui il cambiamento climatico potrebbe portare comunque all’estinzione in modo indiretto
Si è visto come è molto, molto improbabile che il cambiamento climatico possa causare l’estinzione umana in modo diretto.
Ma il cambiamento climatico sembra comunque contribuire al rischio di estinzione umana, aggravando altre minacce esistenziali.
In questa sezione, esamineremo i fattori più comuni addotti per sostenere che il cambiamento climatico potrebbe aumentare il rischio di estinzione, e quanto riteniamo che ciascun fattore contribuisca realmente.
Il cambiamento climatico probabilmente aumenterà la migrazione, che potrebbe portare a più instabilità
Come abbiamo visto, temperature più alte e l’innalzamento del livello dei mari avranno un effetto significativo su quali aree risulteranno abitabili.
Altri fattori (come cambiamenti nell’agricoltura) influenzeranno le aree in cui sarà possibile mantenersi economicamente, contribuendo alla migrazione.
Secondo il Fifth Assessment Report [quinto report di valutazione] dell’IPCC, un innalzamento di mezzo metro del livello dei mari (se i governi non implementano misure di adattamento) implica la migrazione di 72 milioni di persone; un innalzamento del livello dei mari di due metri (simile allo scenario peggiore secondo l’IPCC) lascerebbe senza casa il 2,5% della popolazione mondiale. Queste cifre presuppongono che non si agisca per evitare questi spostamenti: misure come la costruzione di dighe protettive potrebbero ridurlo a meno di mezzo milione di persone.
Se il riscaldamento sarà più estremo, ci saranno migrazioni più estreme. Con un riscaldamento di 6°C, le aree più calde e prive di aria condizionata potrebbero diventare invivibili, causando migrazioni potenzialmente di centinaia di milioni di persone.
Spesso si sostiene che le popolazioni sfollate possano aumentare la scarsità di risorse e il rischio di conflitti nei Paesi in cui si trasferiscono. Gli spostamenti forzati aumentano anche la diffusione di malattie infettive e le tensioni politiche in generale. Ma è molto difficile stimare l’entità di questi effetti e, da lì, stimare le implicazioni di questi effetti per il resto della società.
Come potrebbe questo aumentare il rischio di estinzione? Il modo principale è l’aumento dei conflitti e quindi del rischio di guerra tra grandi potenze, che sembra un fattore di rischio significativo per l’estinzione.
Passiamo ora direttamente a questo fattore.
Il cambiamento climatico aumenterà i conflitti globali?
La possibilità evidente che il cambiamento climatico possa creare shock economici, crisi migratorie e scarsità di risorse rende del tutto plausibile che ci saranno (come ci sono già stati) conflitti almeno in parte causati dal cambiamento climatico.
Molti di questi conflitti saranno probabilmente conflitti civili in aree già instabili e particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici (il Fifth Assessment Report dell’ICCP si concentra sulla guerra civile in Africa).
C’è anche la possibilità di guerre molto più grandi. Se il cambiamento climatico influisse in modo significativo sulle sorti di Russia, Cina, India, Pakistan, Unione Europea o Stati Uniti, potrebbe causare una guerra tra grandi potenze. Le crisi migratorie, l’aumento delle temperature, l’innalzamento del livello dei mari, i cambiamenti nell’agricoltura o gli effetti economici più ampi su questi Paesi potrebbero contribuire a rendere più probabili i conflitti.
Sono ipotesi speculative, ma riteniamo che valga la pena prenderle sul serio.
I conflitti rendono più difficile risolvere i problemi di coordinamento. Ad esempio, incentivano pericolose corse agli armamenti, che sono ancora più pericolose quando sono tra grandi potenze. Per questo motivo, riteniamo che i conflitti, soprattutto quelli tra grandi nazioni, aumentino il rischio esistenziale.
Il cambiamento climatico potrebbe rendere la società meno stabile in altri modi
Ci sono molti altri modi in cui il cambiamento climatico potrebbe rendere la nostra società meno stabile.
Alcuni esempi:
La riduzione delle entrate fiscali a causa di cambiamenti nell’economia (ad esempio, se i terreni agricoli diventano meno produttivi) può ridurre la capacità di agire degli individui al potere. Questo cambia la forza relativa delle fazioni politiche, rendendo più probabili cambiamenti di governo.
Il cambiamento climatico potrebbe danneggiare le prospettive economiche delle persone, creando disperazione e violenza. Questa può essere una causa fondamentale di disordini e guerre civili.
Quando i cambiamenti climatici causano difficoltà, le popolazioni possono (a torto o a ragione) incolpare i loro governi, aumentando l’instabilità politica.
È anche possibile che saremo spinti a sviluppare tecnologie destabilizzanti per modificare il clima con l’intento di evitare la catastrofe, come la geoingegneria solare. Ma questo comporta altri rischi, in quanto sarà quasi impossibile effettuare esperimenti su scala globale come quelli che dovremmo fare per verificare la sicurezza di queste tecnologie. Inoltre, la tecnologia per modificare il clima potrebbe a sua volta portare a conflitti tra gli Stati (o al loro interno) per questioni come siccità indotta o eccessive precipitazioni.
In sintesi: in che modo il cambiamento climatico rende più gravi i rischi catastrofici globali
I rischi per l’umanità (come la guerra nucleare o le pandemie) non riguardano solo alcuni gruppi o Paesi in particolare, quindi non dovremmo sorprenderci se molte delle soluzioni più promettenti richiedono una cooperazione globale.
Fortunatamente, se abbiamo la possibilità di cooperare per ridurre questi rischi, ci aspettiamo che lo faremo. Dopotutto, se non lo facciamo, la conseguenza è una catastrofe globale! Ma avere questa capacità è fondamentale.
Purtroppo, sembra che il cambiamento climatico ridurrà la nostra capacità di cooperare.
Ad esempio, è stato ipotizzato che un aumento della scarsità di risorse (in particolare la scarsità d’acqua) causato dal cambiamento climatico potrebbe aumentare il rischio di conflitti nel Kashmir, uno dei punti critici più importanti che potrebbe causare una guerra tra grandi potenze, potenzialmente nucleare (in questo caso, tra India e Pakistan, anche se entrambe le parti hanno interesse a evitare la guerra). Non siamo sicuri che questa ipotesi sia corretta, ma non sembra impossibile.
L’instabilità generale aumenta anche il rischio che singoli gruppi, come i gruppi terroristici, agiscano unilateralmente per causare una catastrofe. E questo tipo di danno intenzionale è uno dei modi principali in cui potremmo soccombere a un rischio biologico catastrofico globale.
Pensiamo che il XXI secolo potrebbe plausibilmente essere il più importante per l’umanità, grazie a rapidi progressi tecnologici, in particolare nel campo dell’intelligenza artificiale. Se questo è vero, dovremo fare molta attenzione nell’assicurarci che tutto vada bene. Accadranno molte cose imprevedibili, e il cambiamento climatico sarà una delle cause principali di molte di esse. E più il cambiamento climatico peggiora, più queste cose saranno imprevedibili. Questo potrebbe essere di per sé un motivo valido per dedicare la propria carriera al lavoro sui cambiamenti climatici.
Detto questo, riteniamo che il rischio sia relativamente basso. Se il cambiamento climatico comporta di per sé un rischio di estinzione pari a 1 su un milione, riteniamo che il suo contributo ad altri rischi esistenziali sia al massimo di qualche ordine di grandezza superiore, quindi qualcosa come 1 su diecimila.
Quindi sì, il cambiamento climatico peggiora altri rischi esistenziali. Ma l’umanità ha ancora molte, molte più probabilità di sopravvivere al cambiamento climatico che di non sopravvivere.
E le catastrofi globali che non sono l’estinzione?
Anche se è molto improbabile che il cambiamento climatico provochi l’estinzione dell’umanità (direttamente o indirettamente), potrebbe comunque causare una catastrofe globale di dimensioni tali da provocare la morte di una percentuale significativa della popolazione (ad esempio, più del 10%)?
Non abbiamo indagato altrettanto a fondo questa possibilità, ma le stesse ragioni per cui pensiamo che il cambiamento climatico non porterà all’estinzione suggeriscono che non porterà a un evento catastrofico di queste dimensioni. In breve: anche negli scenari di riscaldamento globale peggiori, molti esseri umani saranno ancora in grado di vivere sulla terra e di coltivare cibo.
Anche nell′1% degli scenari peggiori, riteniamo che sia estremamente improbabile che le morti premature dovute al cambiamento climatico superino il miliardo di persone, e pensiamo che questa perdita sarebbe probabilmente graduale (ad esempio nell’arco di un secolo) e dovuta a fattori come il calo della produttività economica, piuttosto che a un collasso catastrofico improvviso. Si tratta comunque di un’immensa quantità di morti e sofferenze, e speriamo che i leader dei vari Paesi facciano in modo che non si verifichi.
Tuttavia, i problemi graduali in generale sembrano più facili da affrontare, il che significa che il rischio che l’umanità non si riprenderà mai dagli effetti di un cambiamento climatico catastrofico (ma non a livello di estinzione immediata) sembra molto basso. Inferiore, ad esempio, a quello di una guerra nucleare globale.
Anche in questo caso, la minaccia indiretta del cambiamento climatico sembra maggiore. Ad esempio, è possibile che le tensioni internazionali aggravate da fattori legati al cambiamento climatico portino a una guerra di questo tipo.
Nel complesso, riteniamo che il rischio di una catastrofe globale di livello inferiore all’estinzione, ma che uccida un miliardo o più di persone, dovuta al cambiamento climatico, sia molto basso.
In quali altri modi il cambiamento climatico può influenzare il futuro a lungo termine?
Anche se non sei d’accordo con la nostra enfasi sui rischi esistenziali (forse perché pensi che sia quasi scontato che sopravviveremo nei prossimi secoli), potresti comunque chiederti in quale altro modo i cambiamenti climatici potrebbero influenzare le generazioni future.
L’anidride carbonica può rimanere nell’atmosfera per migliaia di anni, il che significa che il riscaldamento può continuare per centinaia di migliaia di anni dopo che avremo smesso di emetterla. Questo riscaldamento potrebbe continuare ad avere effetti negativi sulla nostra società.
Ad esempio, se nei prossimi 100 anni il livello dei mari si alzerà di un metro, nei prossimi 10.000 anni potremo aspettarci un aumento di 10 metri del livello dei mari.
Ciò significa che, se evitiamo catastrofi esistenziali e l’umanità continua ad abitare la Terra, le generazioni future potrebbero avere a che fare con gli effetti negativi del cambiamento climatico per molto tempo.
Inoltre, se il cambiamento climatico diventerà molto grave, probabilmente avremo esaurito le nostre riserve di combustibili fossili. Questo non è un effetto del cambiamento climatico in sé, ma piuttosto un effetto del fatto che non abbiamo fatto abbastanza per prevenirlo riducendo l’uso di combustibili fossili. Oltre a causare il cambiamento climatico e tutto ciò che ne consegue, consumare le nostre riserve di combustibili fossili significherebbe che se l’umanità dovesse subire una (diversa) catastrofe globale che porti a un collasso della civiltà, potrebbe essere più difficile ricostruirla.
Questo perché i combustibili fossili sono una delle forme di energia più dense e più accessibili. Immaginiamo, ad esempio, di trovarci in un inverno nucleare dopo una guerra nucleare globale e di dover rimettere tutto in funzione dopo aver perso la tecnologia e il know-how che abbiamo costruito negli ultimi 100 anni. In questo caso, sarebbe estremamente utile poter bruciare temporaneamente i combustibili fossili per ricostruire la società. Ma se li avremo già bruciati tutti, non potremo farlo. (Per saperne di più, ascoltate il nostro podcast con Luisa Rodriguez su come potremmo riprenderci da un collasso globale della civiltà).
Dovresti lavorare sul cambiamento climatico o su un altro problema globale?
Ci sono molte questioni globali che meritano più attenzione di quella che ricevono attualmente. Tra queste c’è il cambiamento climatico, ma anche altre che sembrano porre un rischio esistenziale più concreto, come pandemie o la guerra nucleare.
Se vuoi fare la differenza nella tua carriera e, come noi, ritieni che la riduzione delle minacce esistenziali sia una priorità assoluta, su cosa dovresti concentrarti?
Motivi per lavorare sul cambiamento climatico
Anche se non si tratta di un rischio di estinzione, la discussione di cui sopra dimostra che il cambiamento climatico potrebbe comunque essere estremamente importante per il presente e per il futuro della vita sulla Terra. Quanto più peggiora, tanto più è probabile che riduca la biodiversità, costringa molte persone a migrare, rovini vite e destabilizzi la società. Anche solo questo è un motivo per lavorarci.
Ma il fatto che qualcosa sia importante non è necessariamente un motivo sufficiente per lavorarci. La nostra metodologia di confronto di problemi globali suggerisce di considerare anche:
Quanto è risolvibile il cambiamento climatico?
Quanto è trascurato il lavoro sul cambiamento climatico?
Come si pone rispetto ad altri problemi su cui potresti lavorare?
Il cambiamento climatico sembra particolarmente risolvibile per un problema globale: c’è una chiara metrica di successo (la quantità di gas serra che stiamo emettendo), oltre a un’ampia conoscenza di cosa funziona. Ci sono dati chiari su come fare progressi.
Ci sono anche tante opportunità di lavorare sul cambiamento climatico. Cittadini europei e americani concordano sul fatto che il cambiamento climatico è uno dei problemi più importanti di questo secolo, e ci sono quindi molte opportunità di lavorare su questo tema in ambito statale, nel privato e nel mondo accademico.
Ciò significa che se si riesce a raggiungere una posizione di influenza, si possono sfruttare molte risorse.
Poiché molte persone pensano che il cambiamento climatico è importante, è probabile che i modi più semplici per fare la differenza siano già stati adottati (maggiori dettagli nella prossima sezione).
Tuttavia, alcuni importanti lavori sul cambiamento climatico sembrano essere relativamente trascurati. Non c’è molta ricerca su come il cambiamento climatico interagisca con altri potenziali rischi catastrofici. Anche il lavoro sulle tecnologie per l’energia pulita sembra trascurato rispetto alla sua importanza, anche se riceve comunque molte risorse.
Il tuo lavoro potrebbe anche avere effetti secondari positivi. Per esempio, ridurre la nostra dipendenza dai combustibili fossili potrebbe anche ridurre l’inquinamento atmosferico, che causa milioni di morti ogni anno. Lavorare sui cambiamenti climatici estremi potrebbe indirettamente contribuire a promuovere valori positivi, come l’attenzione per le generazioni future, ed è possibile che trovare modi efficaci per mitigare i cambiamenti climatici possa servire da modello per sforzi futuri per affrontare minacce globali.
Motivi per non lavorare sul cambiamento climatico
Non è trascurato quanto altri problemi
Il cambiamento climatico riceve molta attenzione e finanziamenti. In particolare, riceve molta più attenzione di molti altri problemi globali urgenti.
Il bilancio federale degli Stati Uniti ha incluso circa 23 miliardi di dollari di spesa per il cambiamento climatico nell’anno fiscale 2021. Il Regno Unito ha speso circa 4 miliardi di sterline per l’anno fiscale 2021-22. E diverse centinaia di milioni di dollari vengono erogati ogni anno da fondazioni private. La spesa filantropica per il cambiamento climatico è di 5-10 miliardi di dollari all’anno. Oltre a ciò, molte aziende e università di tutto il mondo lavorano alla ricerca sul cambiamento climatico o su tecnologie volte a ridurre le emissioni. La Climate Policy Initiative ha calcolato oltre 600 miliardi di dollari di spesa legata al clima nel 2020.
In confronto, la biosicurezza in generale riceve circa 3 miliardi di dollari all’anno, la prevenzione di pandemie catastrofiche in particolare riceve circa 1 miliardo di dollari e la riduzione dei rischi derivanti dall’intelligenza artificiale riceve tra i 10 e i 50 milioni di dollari.
Se un problema è meno trascurato, sarà più difficile per una persona in più fare la differenza lavorandoci.
Altre minacce esistenziali sembrano molto più grandi
Un’altra considerazione è che, per quanto il cambiamento climatico sia un problema serio, sembrano esserci altri rischi che pongono minacce maggiori alla prosperità a lungo termine dell’umanità.
Gli esperti che studiano i rischi di estinzione umana di solito ritengono che la guerra nucleare, le guerre tra grandi potenze e alcuni pericolosi progressi nel campo dell’intelligenza artificiale o nelle biotecnologie abbiano una probabilità maggiore di causare l’estinzione umana rispetto al cambiamento climatico.
Questo ci sembra più o meno corretto.
Si potrebbe pensare che, per le ragioni discusse sopra, il cambiamento climatico sia un fattore talmente importante nel contribuire ad altri rischi da meritare una priorità. Non sarebbe un’opinione irragionevole.
Ma queste altre minacce, spesso più dirette, spesso agiscono anche come fattori contribuenti. Per esempio, le pandemie possono aumentare le tensioni geopolitiche e quindi i rischi di conflitto. E alcune di esse, in particolare le pandemie ingegnerizzate e i rischi derivanti da un’IA non allineata, sembrano costituire esse stesse una minaccia diretta di estinzione.
Quindi, se sei d’accordo sul fatto che siamo di fronte a minacce esistenziali dirette e considerevoli, per ritenere che il cambiamento climatico sia più importante dovresti pensare che il cambiamento climatico sia un fattore di rischio molto maggiore di altri, così grande da superare la differenza di rischio diretto. Secondo noi probabilmente non è così.
Detto questo, ci sono altri fattori che determinano in quale ambito lavorare, in particolare è importante considerare la propria attitudine personale a lavorare in un settore (e abbiamo parlato con diverse persone che sono più adatte a lavorare sul cambiamento climatico piuttosto che su qualsiasi altro tema). Tuttavia, secondo la nostra esperienza, sembra che molte persone sottovalutino la loro capacità di lavorare, con un po’ di formazione, su temi con cui hanno meno familiarità. Le persone sembrano anche sottovalutare la gamma di posizioni, e quindi i diversi tipi di lavoro in cui potrebbero eccellere, in diverse aree.
Di conseguenza, pur concordando sul fatto che è fondamentale lavorare per ridurre le minacce esistenziali per l’umanità, e concordando sul fatto che i cambiamenti climatici aumentano tali minacce, di solito consigliamo alle persone interessate a salvaguardare il futuro dell’umanità di concentrarsi su minacce esistenziali più grandi e più dirette, se ne hanno la possibilità.
Ma dato che molte persone si occuperanno di cambiamenti climatici nel corso della loro carriera (e in termini assoluti speriamo che lo facciano sempre più persone, pur sperando anche che molti dei nostri lettori diano la priorità a rischi più diretti), vorremmo dire due parole su come farlo nel modo più efficace possibile.
Quali sono i modi migliori di lavorare per risolvere il cambiamento climatico?
Molti approcci tipici per lavorare sul cambiamento climatico e su altri problemi ambientali probabilmente non sono poi così utili.
Per esempio, il maggiore uso di terreno nell’agricoltura biologica significa che potrebbe far aumentare le emissioni rispetto all’agricoltura normale. E mangiare cibo prodotto localmente, un’idea comune per ridurre le emissioni, è molto meno importante del cibo che si sceglie di mangiare, perché il trasporto è una parte molto piccola delle emissioni prodotte dal cibo.
Versione interattiva ad alta risoluzione qui. Il trasporto è la minuscola barra rossa.
Lo stesso vale nelle politiche governative. I governi di tutto il mondo hanno tentato di disincentivare l’uso di sacchetti di plastica monouso (a favore di alternative non usa e getta), ma questo potrebbe in realtà aver aumentato le emissioni:
Numero di volte che bisognerebbe riutilizzareare sacchetti di vari tipi per avere meno emissioni che usando ogni volta un sacchetto di plastica monouso.
Versione interattiva e ad alta risoluzione qui.
Altri interventi funzionano, ma potrebbero essere molto costosi (con un costo di 100 dollari o più per ogni tonnellata di anidride carbonica rimossa o evitata nell’atmosfera). Ad esempio, piantare alberi sembra efficace, ma la crescita lenta degli alberi, i rischi di incendi e l’alto costo dei terreni potrebbero renderli un modo particolarmente costoso di ridurre i gas serra.
Più avanti parleremo di idee per ridurre le emissioni che sembrano più efficaci a parità di costo.
Ma in generale vogliamo sottolineare che le emissioni personali di carbonio sono in gran parte una distrazione. Se riduci le tue emissioni del 50% risparmierai 2-10 tonnellate di anidride carbonica all’anno, mentre una donazione studiata attentamente (ad esempio al Founders Pledge Climate Change Fund) di soli 10€ potrebbe fare di più per ridurre le emissioni.
E dedicare il tuo tempo a lavorare su questo tema potrebbe essere ancora meglio.
Alcune considerazioni per aiutarti a capire su cosa lavorare
Alcune idee chiave determinano ciò che riteniamo più efficace per affrontare il cambiamento climatico.
Tanto per cominciare, le emissioni in Europa e in Nord America stanno diminuendo , ma stanno aumentando altrove.
Emissioni annuali di CO2 da combustibili fossili.
Versione interattiva ad alta risoluzione qui.
I Paesi in via di sviluppo consumano molta meno energia pro capite e dovranno continuare ad aumentare i loro consumi energetici per aumentare il loro tenore di vita, cosa di cui le popolazioni dei Paesi più poveri hanno disperatamente bisogno.
Dobbiamo quindi ridurre le emissioni in tutto il mondo, ma senza abbassare la qualità della vita. Questo pone alcuni vincoli su quali interventi sono più importanti da realizzare.
Inoltre, le soluzioni che richiedono coordinamento sono difficili da realizzare. Questo è vero sia a livello individuale che a livello di Stati.
La riduzione delle emissioni favorisce tutti più di quanto favorisca ogni singolo individuo. Ad esempio, se l’Italia eliminasse le sue emissioni, tutti i Paesi beneficerebbero della riduzione dei danni causati dal cambiamento climatico, ma l’Italia otterrebbe solo una frazione dei benefici complessivi derivanti dalle sue azioni (pur sostenendone il 100% del costo). Quindi ci si deve aspettare che gli individui e i singoli Paesi facciano meno di quanto sarebbe meglio per il mondo.
Per questo motivo, concentrarsi sullo sviluppo e sulla diffusione di nuove tecnologie sembra avere maggiori probabilità di successo (e presenta meno svantaggi e problemi di coordinamento) rispetto al tentativo di incoraggiare i singoli individui a ridurre volontariamente il proprio consumo energetico. Questo perché all’innovatore non costa molto: può trarre vantaggio dalla vendita delle sue invenzioni.
Ciò significa che la tecnologia a basse o nulle emissioni è probabilmente una delle più grandi possibilità esistenti.
Infine, la spesa per il cambiamento climatico è enorme, ma potrebbe trascurare aspetti fondamentali.
Abbiamo sostenuto in precedenza che il cambiamento climatico sembra meno trascurato rispetto ad altre aree, con un investimento di 640 miliardi di dollari all’anno.
Ciò significa che, se riesci a individuare delle sottoaree importanti ma trascurate nell’ambito del cambiamento climatico, portare maggiori risorse in queste aree o un miglioramento nella prioritizzazione delle risorse esistenti potrebbe avere un impatto enorme. Spostamenti piccoli in proporzione possono spostare grandi quantità di denaro.
Ridurre le emissioni nette di gas serra, soprattutto attraverso l’innovazione tecnologica
Riteniamo che uno dei modi più promettenti per ridurre le emissioni di gas serra sia quello di lavorare alla ricerca e allo sviluppo di fonti di energia sostenibili.
L’energia sostenibile ha una storia di risultati incredibili, può aiutare a risolvere problemi in diversi Paesi, e non è necessario che altre persone si convincano ad agire. Ad esempio, chiedere alle persone di non guidare vuol dire chiedere loro di fare un sacrificio personale, mentre lo sviluppo di automobili a emissioni zero risolve il problema senza bisogno di fare questa scelta.
L’energia rinnovabile è oggi spesso più economica dei combustibili fossili: questo potrebbe essere un motivo fondamentale per cui le emissioni stanno diminuendo in Europa e in Nord America.
Il costo delle fonti di energia rinnovabili come il solare e l’eolico è crollato. Our World In Data.
Per massimizzare il tuo impatto, concentrati su tecnologie meno conosciute. Perché? Potresti far progredire un settore che altrimenti non decollerebbe, o non decollerebbe per molto tempo.
Ad esempio, le emissioni delle automobili sono solo quattro volte superiori a quelle del cemento, ma le risorse per le auto elettriche sono molto più che quattro volte maggiori. Ciò significa che ci potrebbero essere migliori opportunità di spostare l’ago della bilancia rendendo più ecologica la produzione del cemento, e potrebbe essere molto più facile farlo (dai un’occhiata alla nostra valutazione delle carriere in ingegneria).
Allo stesso modo, lavorare su “sistemi geotermici migliorati” potrebbe avere un impatto maggiore rispetto all’energia solare o eolica, anche se non lo sappiamo con certezza perché sono ancora in pochi a occuparsene.
Anche la tecnologia per aumentare l’efficienza energetica è importante, ad esempio riducendo i costi di costruzione di edifici con un migliore isolamento termico. È anche importante esaminare cosa limita la diffusione e la scalabilità delle tecnologie già sviluppate, per trovare modi potenzialmente trascurati di ridurre i costi.
Potresti anche lavorare sull’attivismo e sulla leadership politica. Sebbene le emissioni di ogni Paese siano piccole se prese singolarmente, una politica di successo può diffondersi in tutto il mondo, aiutando a ridurre le emissioni nette.
Purtroppo, spesso abbiamo sostenuto politiche inefficaci o non realistiche.
Gli economisti sostengono da decenni la necessità di tassare le emissioni. Secondo una semplice prospettiva economica, determinare il costo degli effetti collaterali (esternalità) negativi delle emissioni dovrebbe produrre una soluzione ottimale. Ma nonostante questi decenni, la tassa netta globale sulle emissioni è in realtà negativa: 10,49 $ per tonnellata di carbonio. Stiamo ancora sovvenzionando le emissioni.
Non abbiamo analizzato nel dettaglio questo aspetto, ma sembra che ci possano essere notevoli ostacoli politici alla tassazione delle emissioni, difficili da superare.
Invece, dovremmo concentrarci su politiche praticabili con una storia di successi. Ad esempio, il Regno Unito ha quasi completamente eliminato l’uso del carbone per la produzione di energia elettrica grazie a un mix di regolamentazioni e sussidi. Altri Paesi, come la Svezia e la Francia, hanno avuto un enorme successo nella diffusione dell’energia nucleare ed è possibile che, con un’adeguata azione di sostegno, ciò possa accadere anche altrove.
Se siete interessati all’advocacy, vi consigliamo di leggere le nostre recensioni sulle carriere nel campo delle politiche e della comunicazione più in generale.
Ricerca su tecnologie per la rimozione del carbonio (ma non sulla geoingegneria solare)
Tecnologie per la rimozione del carbonio, come tecnologie a emissioni negative o la cattura e sequestro del carbonio, sembrano piuttosto trascurate rispetto all’energia sostenibile (qui una panoramica), ma potrebbero essere cruciali per ridurre gli effetti delle nostre emissioni sul clima.
La rimozione del carbonio in questo modo è una forma di geoingegneria: un intervento intenzionale sul clima. L’altra forma primaria di geoingegneria è la geoingegneria solare (riflettere deliberatamente più luce solare dalla Terra per raffreddare il pianeta). La geoingegneria solare presenta di per sé possibili rischi per l’umanità, data la portata senza precedenti dell’intervento e il fatto che, una volta in uso, la geoingegneria solare non può essere lasciata a sé stessa senza causare effetti disastrosi. Questi rischi potrebbero essere maggiori di quelli derivanti dal cambiamento climatico stesso, quindi riteniamo potenzialmente dannoso svolgere un lavoro che potrebbe far progredire la geoingegneria solare.
La ricerca sulla geoingegneria di tutti i tipi viene svolta principalmente in ambito accademico. Il Programma di Geoingegneria dell’Università di Oxford conduce ricerche sugli aspetti sociali, etici e tecnici della geoingegneria.
Ricerca su rischi estremi del cambiamento climatico
Non pensiamo sia probabile che il cambiamento climatico causerà da solo una catastrofe tale da far collassare la società, o da uccidere gran parte (>10%) della popolazione. Ma, come abbiamo sostenuto, gli effetti indiretti del cambiamento climatico potrebbero contribuire ad aumentare le minacce esistenziali.
Ma, come abbiamo visto in precedenza, è difficile dire con esattezza quanto contribuisca e come mitigare al meglio questi effetti. Questo perché la maggior parte della ricerca non si è concentrata su scenari di rischio estremo o sull’interazione tra il clima e altre minacce esistenziali.
Pertanto, maggiori investimenti in alcune aree della ricerca sul clima potrebbero essere in grado di informare meglio i responsabili politici, nonché il pubblico in generale, sulla probabilità dei rischi estremi del cambiamento climatico (sia diretti che indiretti), nonché di scoprire strategie per ridurre tali rischi.
La ricerca sui cambiamenti climatici estremi si svolge principalmente in ambito accademico ed è finanziata da enti che si occupano di ricerca di base come la National Science Foundation negli Stati Uniti.
Il Centre for the Study of Existential Risk dell’Università di Cambridge e il Global Catastrophic Risk Institute stanno conducendo ricerche sui cambiamenti climatici estremi e su possibili contromisure.
Per leggere di più su questo tipo di lavoro, qui c’è la nostra analisi sulle carriere nella ricerca accademica.
Domande fondamentali su cui non siamo sicuri
È davvero difficile giungere a conclusioni solide sul cambiamento climatico, soprattutto quando ci si concentra sugli esiti peggiori.
Di conseguenza, ci sono diverse domande per le quali non abbiamo risposte certe e per le quali se avessimo una risposta diversa, i nostri consigli potrebbero cambiare in modo significativo. Tra queste, ci sono:
Quanto potrebbe davvero aumentare la temperatura? La nostra ricerca (o il nostro ragionamento) è sbagliata? Ulteriori ricerche su questa domanda ci darebbero risposte più sicure, o è semplicemente troppo difficile da stimare?
Quanto sono importanti i cicli di retroazione e i punti di non ritorno che non sono solitamente inclusi nei modelli climatici, o a cui non abbiamo pensato?
Quanto è importante il cambiamento climatico come fattore di rischio indiretto? In quali modi? Anche in questo caso, una ricerca più approfondita su questa domanda ci darebbe risposte più sicure, o è troppo difficile da stimare?
Quali aree del lavoro sul clima (ad esempio rischi estremi, legami con altri rischi, o tipi specifici di tecnologie) sono particolarmente trascurate rispetto al loro impatto?
Altre risorse
CarbonBrief ha una serie di contenuti e aggiornamenti eccellenti sul cambiamento climatico
Good news on climate change sostiene che le ricerche più recenti sul cambiamento climatico hanno ridotto la nostra incertezza sulle possibilità di rischio estremo (dai un’occhiata anche ai commenti per un po’ di sano disaccordo)
Rapporto sulla filantropia ad alto impatto climatico di Founders Pledge (PDF) (2021)
Capitoli 4 e 6 del libro di Toby Ord The Precipice: Existential Risk and the Future of Humanity (2020)
Podcast: Mark Lynas on climate change, societal collapse & nuclear energy
Podcast: Kelly Wanser on whether to deliberately intervene in the climate
Podcast: Toby Ord on the precipice and humanity’s potential futures, parla del cambiamento climatico al minuto 51 (2020)
John Halstead: report on climate change and existential risk
Climate Shock: The Economic Consequences of a Hotter Planet di Gernot Wagner and Martin Weitzman (2015)
Il Capitolo 13 di Global Catastrophic Risks, di Nick Bostrom e Milan Cirkovic (2008)
Podcast: Prof Yew-Kwang Ng on ethics and how to create a much happier world — Yew-Kwang Ng è un visionario economista che ha anticipato molte delle idee chiave dell’altruismo efficace decenni fa, e ha scritto testi sull’importanza della riduzione del cambiamento climatico
Podcast: Lewis Dartnell on getting humanity to bounce back faster in a post-apocalyptic world
Ringraziamenti
Un enorme ringraziamento a Goodwin Gibbins, Johannes Ackva, John Halstead e Luca Righetti per i loro commenti e per conversazioni estremamente utili e approfondite.