Come la vedo quando gli altri si comportano come me
L’argomento è controverso ma non dovrebbe esserlo, perché il mio punto di vista è quello giusto.
Hanno scelto di schierarsi su un argomento che ovviamente è ancora dibattuto e che faticano a comprendere.
Ho studiato a lungo la questione.
Hanno cercato prove per confermare la loro opinione.
Le argomentazioni a sostegno del mio punto di vista sono così ovvie da essere quasi noiose.
Sono subito pronti ad accettare qualsiasi argomentazione a loro favore.
Le argomentazioni a sostegno della controparte si contraddicono, sono superficiali, prive di logica e sono già state confutate.
Respingono qualsiasi argomentazione che non sia a loro sostegno non appena ne hanno l’occasione.
Le persone nel campo opposto credono a queste argomentazioni più che altro perché non sono informate, non ci hanno riflettuto abbastanza o si fanno ingannare da persone in malafede.
Poiché il modo in cui vedono le altre opinioni è errato, non capiscono come qualcuno possa condividerle. Risolvono il problema facendo supposizioni che sono quasi teorie del complotto.
Come la vedo quando gli altri si comportano come me
I miei clienti/amici/partner mi vogliono bene, per loro sono una brava persona, quindi sono una brava persona in generale.
Non considerano i loro clienti/amici/partner che non li amano e li hanno lasciati, quindi si credono meglio di quel che sono.
Quando i clienti/amici/partner scelgono me, mi raccontano storie orrende sulle persone che hanno lasciato, quindi io sono meglio di loro.
Non si accorgono delle persone che sono felici senza di loro e che quindi non saranno mai loro clienti/amici/partner.
Il termine tecnico per questa dissonanza è:effetto di selezione
Come la vedo io
Come la vedo quando gli altri si comportano come me
Io sono intelligente e affabile, ma le persone non mi ascoltano.
Sono intelligenti e affabili, ma anche difficili da capire.
Ho una buona conoscenza di quel loro problema, ma sono troppo stupidi o disinteressati.
Non sono in grado né di trasmettere quello che sanno, né hanno prove concrete che capiscono di cosa si tratta.
Il fatto di non venire ascoltato si ripercuote su numerosi aspetti della mia vita, ma è particolarmente irritante quando si parla di argomenti che mi stanno molto a cuore.
Questa pessima comunicazione si ripercuote su tutti gli aspetti della loro vita, ma su quelli poco importanti non si rendono nemmeno conto che gli altri non li capiscono.
Il termine tecnico per questa dissonanza è:illusione di trasparenza
Come la vedo io
Come la vedo quando gli altri si comportano come me
Sapevo già all’epoca che non sarebbe andato secondo i piani.
Non sono stati in grado di prevedere cosa sarebbe successo.
Il piano non poteva funzionare e avremmo dovuto saperlo.
Non capiscono quanto è difficile fare previsioni, per questo a loro l’errore sembra più evidente di quel che è.
Sapevo che non poteva funzionare. Avevo buone ragioni per non dirlo (ad es., per gentilezza o eccessiva fiducia in quelli che hanno commesso l’errore), oppure non era una mia responsabilità, o perché comunque nessuno mi dà mai retta.
Si stanno inventando scuse perché non vogliono prendersi la colpa per errori che sono pressoché ovvi.
Il termine tecnico per questa dissonanza è:bias del senno di poi
Come la vedo io
Come la vedo quando gli altri si comportano come me
Ho delle buone intuizioni; anche quando non ho abbastanza informazioni, le decisioni che prendo tendono a rivelarsi corrette.
Hanno la tendenza a ricordarsi dei successi e a dimenticare i fallimenti, cosa che li porta ad avere un’idea errata della loro percentuale di successi.
Capisco ben presto che certi progetti andranno bene e quanto andrò d’accordo con certe persone.
Tendono a fare profezie che si autoavverano e che influenzano direttamente l’impegno che mettono in un progetto o in una relazione.
Rispetto agli altri, ho spesso successo nel prendere decisioni.
Tendono ad analizzare le decisioni degli altri con più freddezza rispetto alle proprie.
Mi sento quindi a mio agio nel prendere decisioni rapide.
Quindi sopravvalutano la qualità delle loro decisioni.
Questo accade più spesso per decisioni di vita che mi stanno molto a cuore.
Sì, questo accade spesso per decisioni di vita che stanno loro molto a cuore.
Il termine tecnico per questa dissonanza è:bias dell’ottimismo
Perché è meglio parlare dei bias in questo modo rispetto a come facciamo di solito
I razionalisti se ne sono accorti. (Esempio) Scott Alexander fa un sacco di esempi concreti ed è probabilmente il motivo per cui è il nostro miglior comunicatore. Sequences di Eliezer funziona in parte perché usa esempi anche tratti da libri e film per illustrare il suo punto di vista. Ma quando tutti noi altri parliamo di razionalità, ne parliamo principalmente in termini astratti.
Ad esempio, questo video è stato apprezzato da molti per essere accessibile rispetto ad altri. E in effetti azzecca molte cose: ripete e pone l’accento sul fatto che l’evidenza scientifica da sola non genera probabilità, ma dovrebbe essere usata solo per aggiornare stime precedenti. Del resto passa anche metà del tempo a mostrare annotazioni matematiche comprensibili a non più del 3% della popolazione. Con ogni probabilità, alla maggior parte della gente rimarrà “impresso” solo quell’unico esempio che usa. Eppure questo video usa questo esempio come nient’altro che un modo per rendere comprensibile la spiegazione in astratto.
Per me è un errore. Sono convinto che un video con quattro o cinque esempi concreti, meglio se divertenti o attraenti, di come applicare il teorema di Bayes lascerebbe un’impressione molto più duratura sulla maggior parte delle persone.
Uno stile di comunicazione esigente come il nostro prevede correttamente che, in media, i membri della comunità di LessWrong sono più intelligenti, più istruiti nelle materie scientifiche e più giovani rispetto al resto della popolazione. Dobbiamo esserlo per poter anche solo far parte della setta! Questo ci rende omogenei ed è probabilmente il motivo principale per cui far parte di LessWrong è un po’ come far parte di una tribù. Soddisfacente a livello emotivo, ma il risultato è che il resto del mondo è lasciato in balia di pessime decisioni. Dobbiamo alzare l’asticella della razionalità[1] e non saremo in grado di farlo se continueremo a comunicare perlopiù in astratto.
Lo schema che vedete sopra è un buon esempio di come raggiungere diversi risultati.
Non è nulla di ambizioso, serve solo ad aiutare le persone a rendersi conto delle fallacie nei loro ragionamenti. Non le renderà in grado di scrivere articoli scientifici sulla materia, né intende farlo.
Riformula i bias come dissonanze tra un Punto di Vista Interno e uno Esterno, fornisce osservazioni concrete per ognuno di questi punti di vista e le mette a confronto.
Queste osservazioni sono scritte in modo da essere abbastanza generiche così che, si spera, le persone le sentiranno vicine alla propria esperienza di vita.
Affida ai lettori il compito di estrapolare da questo confronto la propria comprensione del fenomeno. Dopotutto, è più facile generalizzare sui dettagli piuttosto che integrare queste generalizzazioni e applicarle ai dettagli. Una comprensione del fenomeno ottenuta in questo modo non sarà precisissima, ma ha il vantaggio di arrivare davvero alla mente del lettore.
Lo slang specialistico è quasi del tutto assente. L’unica eccezione sono i nomi dei bias, per quella piccola minoranza che potrebbe voler approfondire.
Che ne dite? Dovremmo comunicare in maniera più concreta? E se sì, dovremmo farlo in questo modo o pensate che sarebbe meglio farlo diversamente?
Avete correzioni da fare a questo schema? Osservazioni analoghe o altri bias da proporre?
[Opzionale] Come percepiamo i nostri bias cognitivi
This is an Italian translation of What cognitive biases feel like from the inside
Il termine tecnico per questa dissonanza è: bias di conferma
Il termine tecnico per questa dissonanza è: effetto di selezione
Il termine tecnico per questa dissonanza è: illusione di trasparenza
Il termine tecnico per questa dissonanza è: bias del senno di poi
Il termine tecnico per questa dissonanza è: bias dell’ottimismo
Perché è meglio parlare dei bias in questo modo rispetto a come facciamo di solito
Comunicare concetti astratti è molto difficile. (Vedi: Illusion of Transparency: Why No One Understands You) Motivo per cui spesso non ci riusciamo. (Vedi: Explainers Shoot High. Aim Low!) È difficile persino accorgersi quando non siamo riusciti a comunicare qualcosa. (Vedi: Double Illusion of Transparency) Per questo è difficile rendersi conto di quanto raramente questo tipo di comunicazione funziona.
I razionalisti se ne sono accorti. (Esempio) Scott Alexander fa un sacco di esempi concreti ed è probabilmente il motivo per cui è il nostro miglior comunicatore. Sequences di Eliezer funziona in parte perché usa esempi anche tratti da libri e film per illustrare il suo punto di vista. Ma quando tutti noi altri parliamo di razionalità, ne parliamo principalmente in termini astratti.
Ad esempio, questo video è stato apprezzato da molti per essere accessibile rispetto ad altri. E in effetti azzecca molte cose: ripete e pone l’accento sul fatto che l’evidenza scientifica da sola non genera probabilità, ma dovrebbe essere usata solo per aggiornare stime precedenti. Del resto passa anche metà del tempo a mostrare annotazioni matematiche comprensibili a non più del 3% della popolazione. Con ogni probabilità, alla maggior parte della gente rimarrà “impresso” solo quell’unico esempio che usa. Eppure questo video usa questo esempio come nient’altro che un modo per rendere comprensibile la spiegazione in astratto.
Per me è un errore. Sono convinto che un video con quattro o cinque esempi concreti, meglio se divertenti o attraenti, di come applicare il teorema di Bayes lascerebbe un’impressione molto più duratura sulla maggior parte delle persone.
Uno stile di comunicazione esigente come il nostro prevede correttamente che, in media, i membri della comunità di LessWrong sono più intelligenti, più istruiti nelle materie scientifiche e più giovani rispetto al resto della popolazione. Dobbiamo esserlo per poter anche solo far parte della setta! Questo ci rende omogenei ed è probabilmente il motivo principale per cui far parte di LessWrong è un po’ come far parte di una tribù. Soddisfacente a livello emotivo, ma il risultato è che il resto del mondo è lasciato in balia di pessime decisioni. Dobbiamo alzare l’asticella della razionalità[1] e non saremo in grado di farlo se continueremo a comunicare perlopiù in astratto.
Lo schema che vedete sopra è un buon esempio di come raggiungere diversi risultati.
Non è nulla di ambizioso, serve solo ad aiutare le persone a rendersi conto delle fallacie nei loro ragionamenti. Non le renderà in grado di scrivere articoli scientifici sulla materia, né intende farlo.
Riformula i bias come dissonanze tra un Punto di Vista Interno e uno Esterno, fornisce osservazioni concrete per ognuno di questi punti di vista e le mette a confronto.
Queste osservazioni sono scritte in modo da essere abbastanza generiche così che, si spera, le persone le sentiranno vicine alla propria esperienza di vita.
Affida ai lettori il compito di estrapolare da questo confronto la propria comprensione del fenomeno. Dopotutto, è più facile generalizzare sui dettagli piuttosto che integrare queste generalizzazioni e applicarle ai dettagli. Una comprensione del fenomeno ottenuta in questo modo non sarà precisissima, ma ha il vantaggio di arrivare davvero alla mente del lettore.
Lo slang specialistico è quasi del tutto assente. L’unica eccezione sono i nomi dei bias, per quella piccola minoranza che potrebbe voler approfondire.
Che ne dite? Dovremmo comunicare in maniera più concreta? E se sì, dovremmo farlo in questo modo o pensate che sarebbe meglio farlo diversamente?
Avete correzioni da fare a questo schema? Osservazioni analoghe o altri bias da proporre?
Riferimento a Raising the Sanity Waterline di Eliezer Yudkowsky, disponibile (in inglese) qui: https://www.lesswrong.com/posts/XqmjdBKa4ZaXJtNmf/raising-the-sanity-waterline